giovedì 29 maggio 2008

RIFIUTI, RIVOLTA DELLE TOGHE. SUPERPROCURA INCOSTITUZIONALE


Dario del Porto
La Repubblica
29 maggio 2008

La Procura di Napoli fa quadrato contro il decreto Berlusconi: le nuove norme, secondo i magistrati, non aiutano le indagini sui rifiuti, anzi rischiano di ostacolarle, sollevano perplessità di carattere costituzionale e renderanno "possibile smaltire in discarica", solo nella regione Campania, "un rifiuto normativamente considerato pericoloso in qualsiasi paese europeo". Un documento di quattro cartelle, firmato da 75 magistrati su 107, è stato inviato ieri all'attenzione del Csm per chiedere di esprimere parere negativo sulla riforma. Questo mentre, dinanzi agli ultimi sviluppi investigativi, i sindaci di alcuni comuni interessati dal piano varato per uscire dalla crisi chiedono ulteriori accertamenti sulla tossicità. "Alla luce di quanto sta accadendo è giusto verificare cosa sia stato versato nella discarica"; afferma Palmiro Cornetta, sindaco di Serre. E il clima resta teso a Chiaiano, dove ieri sera sono stati lanciati tre petardi collegati a bombolette di gas contro la polizia.

Ma a far riflettere è soprattutto la mobilitazione dei magistrati. La riforma, scrivono i pm di Napoli, "non sembra assecondare e sostenere lo sforzo profuso dal nostro ufficio e dagli altri uffici inquirenti campani" nelle indagini che hanno "cercato di contrastare fenomeni illegali di vario tipo, anche riguardanti le infiltrazioni della criminalità camorristica nel settore dei rifiuti, di individuare gravi degenerazioni amministrative e di contenere e ridurre il danno arrecato all'ambiente, al territorio e alla salute dei cittadini". In calce al documento, le firme di veterani dell'ufficio come il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci, o di sostituti impegnati in prima fila nelle indagini anticamorra come Marco Del Gaudio, Antonello Ardituro e Sergio Amato. Hanno firmato i procuratori aggiunti Sandro Pennasilico, Franco Roberti e Aldo De Chiara, ma anche i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, titolari dell'indagine sulla gestione dei rifiuti che da martedì mattina tiene agli arresti domiciliari 25 persone fra le quali l'ex vice di Guido Bertolaso, Marta Di Gennaro, l'amministratore delegato di Fibe, Massimo Malvagna, imprenditori e dirigenti della struttura commissariale.
La nota parte proprio nel giorno in cui il capo dei pm del capoluogo campano, Giandomenico Lepore, ha incontrato in via Arenula il ministro della Giustizia, Angelino Alfano per discutere dei profili organizzativi della riforma che, nei fatti, istituisce una procura regionale e un tribunale specializzato in materia di rifiuti. Il Guardasigilli ha difeso il progetto: "Quella dei rifiuti - ha detto il ministro - è un'emergenza globale, per la quale abbiamo assunto misure che riattribuiscono competenze, soprattutto al procuratore di Napoli. Vogliamo evitare che ci siano pressioni sui magistrati territoriali".
Ma i sostituti non condividono questa impostazione. E scrivono: "Viene dilatato il potere di gestione del procuratore capo e il rischio che si prospetta è quello di vedere cancellata l'indipendenza interna e l'autonomia professionale dei sostituti". I magistrati parlano poi di "enormi perplessità destate dall'attribuzione alla Procura di Napoli in via retroattiva" delle indagini pendenti presso gli altri uffici della regione. E non manca un passaggio sulla parte nella quale il decreto "assicura una deroga a principi generali in materia di gestione dei rifiuti", vale a dire la materia al centro dell'inchiesta di queste ore. "Solo in Campania - rilevano i pm - posto che nelle altre regioni vige il divieto assoluto, sarà possibile smaltire in discarica un rifiuto normativamente considerato pericoloso in qualsiasi paese europeo".
(29 maggio 2008)
COMMENTO

I primi passi del Governo Berlusconi ter non sembrano molto accorti. Appare evidente la necessità di trasformare in atti concreti le mirabolanti promesse elettorali, ma già sono stati compiuti degli 'errori', quali:
  1. la detassazione degli straordinari solo per il lavoro dipendente privato, che allo stato riguarda solo 2 milioni di operai del nord (tradotti in voti: da 4 ai 5 milioni di elettori);
  2. l'inserimento nella conversione in legge di un decreto del governo Prodi, relativo alla ottemperanza alle sentenze della Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo, che lasciava fuori la pendenza relativa al caso Rete 4 - Europa 7, di un comma, chiamato "salva Rete4" oggi ritirato;
  3. l'assenza di iniziative di redistribuzione della ricchezza in una situazione di grave sofferenza delle famiglie italiane, metà delle quali (soprav)vive con un reddito di soli 1.900 euro al mes.

Aggiungiamoci il flop della maggioranza sulla tutela della fauna selvatica (48 onorevoli di Pdl-Lega-Mpa in missione e 51 assenti al momento del voto) ed il quadro d'insieme è completo e assai poco confortante, anzi decisamente scoraggiante. Nè vale a confortare la considerazione che è un Governo di destra a sbagliare, perchè gli interessi degli itliani, coe si ama dire oggi, non sono nè di destra nè di sinistra.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Il quadro è certamente non semplice: sebbene si possa condividere il dubbio di costituzionalità su una legge ad hoc che modifica il regime processuale delle misure cautelari limitatamente ad un determinato tipo di reati e per giunta in una specifica zona geografica, è assolutamente inutile e pretestuoso il documento firmato dai 75 pm su 110 della procura di Napoli.
La corte costituzionale certamente dichiarerà incostituzionale la norma: basta sollevare l'eccezione con un ricorso alla prima richiesta di misura cautelare per i fatti previsti che viene respinta dal gip perché incompetente ai sensi della nuova norma.
Ma, in questo caso, il ricorso bisogna saperlo scrivere ...
Roberto Ormanni