venerdì 30 maggio 2008

TOCCATA E FUGA IN RE MINORE





Luigi Morsello

Johann Sebastian Bach

Karl Richter, organo

Le composizioni musicali del Barocco più conosciute al mondo sono:


  1. la Sonata al chiaro di luna di Beethoven;

  2. il Preludio n. 1 del I libro del Clavicembalo ben tenperato di Bach;

  3. la Toccata e fuga in re minore di Bach.


Confermando che sono solo un musicofilo, ho cercato in Internet un contributo soddisfacente e chiarificatore e l'ho trovato in un 'blog' di un 'blogger' che usa lo pseudonimo di "Piers". Non sono riuscito a saperne di più. Ma anche un altro 'blog', bellissimo, titolato 'L'Isola delle emozioni', riproduce questo contributo, da una 'blogger' chiamata Sofia.

Lo progongo.

Inchiusura proporrò il video delle secuzione di Karl Richter.

"L'arte del contrappunto

Una delle composizioni classiche più famose in assoluto, assieme alla nona sonata di Beethoven, soprattutto per l'inizio folgorante e la potenza che ne scaturisce all'ascolto: la Toccata e Fuga in re minore BWV565 di Johan Sebastian Bach.

Probabilmente, la composizione più famosa di quest'autore, subito seguita da "Aria sulla IVa corda", la sigla di SuperQuark, insomma!

Una musica che nasce per organo, ma che risultò già talmente geniale appena scritta, che lo stesso Bach la eseguì anche al violino e conducendo un'orchestra.



INTRODUZIONE TEORICA



Penso sia utile precisare una cosa che molti ignorano: Toccata e Fuga non è un titolo, come potrebbe essere, per esempio, "Lo schiaccianoci" o "La pastorale", ma bensì un vero e proprio genere compositivo (anzi due), basato sullo studio e l'utilizzo del contrappunto, nato e sviluppato per organo, ma che poi viene adattato a molti strumenti (soprattutto da camera); per esempio, lo stesso Bach eseguì un'altra Toccata e moltissime Fughe col clavicembalo, dando origine a quell'opera monumentale che chiamò "Il clavicembalo ben temperato", opera che istituì ufficialmente per la prima volta le 24 tonalità possibili nell'attuale sistema di accordatura, il sistema ben temperato; attuale sistema, peraltro, che è tale proprio per merito di Bach.
La Toccata ha dunque le sue regole, così come la Fuga. In particolare quest'ultima è considerata lo sviluppo tipo per qualsiasi opera contrappuntistica, ed è basata soprattutto sul contrappunto di due voci che si sviluppano sull'armonia di base, prevalentemente con intervalli di terza, quinta e nona.
Pensate un po' che il blues, nato da cultura e da motivi completamente diversi, ha moltissimi punti in comune (molto meno teorici ed articolati, ovviamente), ma usa come caratterizzazione gli intervalli di settima ed eccedenti, le cosiddette "note blu". Che sono poi quelle note così particolari che lo diversificano dalla musica occidentale. Dunque è vero che la bellezza non ha confini?



VARIE MISTIFICAZIONI



Molte composizioni famose sono legate a leggende più o meno veritiere, spesso narranti la loro scrittura; esempio tipico il Requiem di Mozart, che già per l'argomentazione che tratta si presta bene.

La Toccata e Fuga BWV565 non fa eccezione. Infatti, pare che Bach la scrisse in preda ai deliri di una febbre molto alta ed anomala, apparsa improvvisamente nel pomeriggio. La notte, sembra che l'artista venne svegliato dal suono dell'organo della chiesa presso cui prestava servizio; recatosi all'interno per verificare, sembra che egli stesso affermò di essere irrimediabilmente attratto verso la console, in preda ad un'ipnotica curiosità. Giunto in grado di vedere chi stesse suonando, vide che si trattava nientepopo' di meno che di Satana in persona! Ovviamente la musica che stava suonando era la nostra amata composizione. Alla mattina la febbre era misteriosamente scomparsa, ma solo quella fisica: quella intellettuale lo proiettava già verso la musica ascoltata la notte prima.

Al di là di questi racconti, la realtà è forse più complessa. Infatti, questa è l'opera più emblematica del compositore, tanto che non vi è sicurezza storica della sua assegnazione; viene attribuita e riconosciuta a Bach per una serie di concomitanze (periodo storico, tratti caratteristici della composizione, ecc...), ma non vi è traccia certa incontestabile della sua paternità.

In effetti, ascoltandola il mio giudizio si spacca nettamente in due: se da un lato la sua potenza e la sua genialità non possono venire che da Bach, dall'altro la partitura e il suo sviluppo hanno tratti fin troppo semplici, a volte incredibilmente futuristici; possibile che Bach, genio ligio e maestro di regola, che disattende le rigide strutture solo per crearne altre, abbia qui giocato con la sua stessa serietà?



LA SCELTA DELLO STRUMENTO



Da sempre l'organo a canne, assieme al violino e al clavicembalo, era "figlio prediletto" di Bach.

L'organo è chiamato il re degli strumenti, in quanto offre la maggior estensione possibile. Inoltre, fu il primo strumento che diede la possibilità di suonare contemporaneamente con diverse timbriche, ad un solo esecutore. Venne dunque visto, soprattutto in epoca barocca e romantica quando le orchestre presero il sopravvento, come una sorta di "orchestra a portata di mano". Fu, per dirla con termini moderni, il sintetizzatore dell'epoca.

Questa concezione, unita alle innovazioni tecnologiche che si stavano facendo avanti, spinse i costruttori a creare organi sempre più politimbrici, fino ad arrivare ad avere addirittura un'intera orchestra, divisa per sezioni, disposta su cinque manuali. Ad ogni modo, il nostro Bach era un po' più tradizionalista, sembra che amasse l'organo soprattutto per quel suono inimitabile, potente, imperativo; oltre che per motivi pratici, quale quello di dover comporre spesso canzoni liturgiche e, quando non era così, avere la possibilità di simulare diversi suoni per avere una bozza dei risultati dati da un'orchestra.
Interpreti di tutti i tempi hanno suonato la Toccata e Fuga, proponendo una miriade di soluzioni. Suonata in tutte le parti del mondo, in ogni dove prende sfumature tutte particolari, perchè ogni organo viene (più che altro venne) concepito con diverse mentalità, proprie del paese e del singolo costruttore. Così, come si suol dire, si può sentire in tutte le salse. Ma secondo me la BWV565 è stata concepita per un organo più classico, appartenente alla migliore tradizione tedesca: un Oberwerk, un Brustwerk e una pedaliera; suoni tipici, semplici e compatti, riconducibili a flauti e ottoni, oltre all'immancabile bordone sui pedali.
Il mio giudizio personale sulle interpretazioni è influenzato anche dall'organo scelto per l'esecuzione. Una delle migliori interpretazioni, che pecca solo di un tempo leggermente lento, è quella di Anton Hiller; quella che non mi è piaciuta affatto è quella di Ton Koopman, che mi usa un organo norvegese... penso che di fiammingo quest'opera abbia ben poco, oltre al fatto che suona come se gli scappasse la pipì.



LA SCELTA DELLA TONALITA'




E' nato prima l'uovo o la gallina? In una canzone nascono prima le parole e poi la musica? E in una composizione, nasce prima la melodia o l'armonia? E in entrambi i casi, prima queste o la scelta della loro tonalità? Boh !

Ma è innegabile che ogni tonalità ha delle caratteristiche particolari, percepite soggettivamente, ma alle volte che si possono anche adattare ad una classificazione un po' generale e frammentaria, ma più oggettiva. Così, la tonalità di do minore è drammatica e austera, quella di si bemolle maggiore inconsueta e contrastata, ecc...
La tonalità di re minore è una delle più utilizzate in assoluto, soprattutto per composizioni e canzoni di tipo romantico-malinconico nella musica più moderna, drammatico-estatico in quella più classica. Bach non fa grande eccezione da questo punto di vista, la tonalità scelta è di tipo armonico (le scale minori possono essere armoniche o melodiche), che rafforza maggiormente il tono drammatico. Questa tonalità è, in verità, un po' più inconsueta per l'organo, tanto che la sua sonorità la rende così particolare che ogni composizione è davvero storia a sè. Ma, in fondo, è sempre un po' così, soprattutto con le composizioni geniali.



L'OPERA – Toccata



Monumentale.
Si apre con la sequenza di note forse più famosa per queste composizioni. E' un peccato però che questa sia stata la fortuna e la sfortuna contemporaneamente dell'opera. Infatti, sembra che dopo l'inizio sfolgorante non vi sia più nulla da ascoltare, ma chi lo pensa non sa quanto si sbaglia!
Per tutta la Toccata il pedale interviene poco, solo a sottolineare i momenti più drammatici, per rafforzare quegli accordi pieni che, di solito, in Bach non sono così presenti in fasi analoghe. Questa parte dell'opera è in effetti caratterizzata dall'alternanza di momenti di vivace "inseguimento cromatico", con repentine scale a doppie mani, alternate a fasi di intensa drammaticità ma non melodrammatiche, potenti ma ironiche, portate avanti da accordi pesanti e "ansiogeni", ma solo al primo, incredulo, impatto: saranno poi destinati, con l'aiuto proprio del pedale, a risolvere in maniera sconvolgente eppure estatico.
La chiusura della Toccata non disattende le premesse; giunge dopo circa quattro minuti (qualcosa meno in molte interpretazioni) e non lascia scampo: è così perfetta eppure strana, così logica e frizzante allo stesso tempo, che vien voglia di spegnere tutto e passare i prossimi dieci anni a riflettere su quanto ascoltato finora! Ma sconsiglio vivamente di farlo, perchè il miracolo prosegue...



L'OPERA – Fuga



Anche la Fuga ha un inizio famoso, tristemente famoso direi, visto che è stata usata per una delle suonerie base di molti Nokia; sorvoliamo...

Inizia dunque con una sorta di "altalena" in scala, sostenuta da un contrappunto talmente semplice e, allo stesso tempo efficace, che sembra vanificare qualsiasi altra regola musicale. Si alternano Oberwerk e Brustwerk, poi si scambiano nuovamente e così la pienezza del Brustwerk può esprimersi con dei bicordi chitarristici. La bellezza è tutta estetica, niente di particolare dal punto vista teorico; naturalmente se non consideriamo che non è stata scritta negli anni '70, ma un secolo e mezzo prima!
I giochi proseguono, tanto che si ha l'impressione di sentire due violini che s'inseguono, ma con una tensione drammatica ed ironica in un tutt'uno che da violini non può arrivare. Il pedale si fa più presente, fondamentale, per poi sparire a lasciare il posto ad un canto d'usignolo: è la sola mano destra che suona, spinta al bordo estremo del manuale dell'Oberwerk. Poi, il canto scende fino alla mano sinistra, poi entrambe: è il preludio, che termina con il corpo più fisico della Fuga. Interviene nuovamente il pedale, in un tutt'uno che non lascia respiro, un trillo di quasi due battute con la mano destra rende solista il basso prepotente del pedale, per poi tornare in maniera vigorosa sul tutt'uno che ci travolge.
Ancora una parte senza pedale, il contrappunto si fa sentire più teorico, ma è un breve interludio. Arriva ben presto il finale, caratterizzato dalle stesse fasi dell'inizio. Un'alternanza spasmodica di scale veloci, spesso a due mani, intervallate da gruppi di accordi spesso "coronati" (ovvero di lunghezza lasciata al gusto dell'esecutore); la scelta dei tempi è qui di libera interpretazione, ed è quella che differenzia in maniera netta un'esecuzione da un'altra, così come tutta l'esecuzione dell'opera. Infatti non si può pensare di tirare troppo questo privilegio, perchè vi deve essere una certa coerenza con quanto suonato fin ad ora: caro Koopman, se prima ti scappava la pipì, come mai ora sei così calmo? Non è che te la sei fatta addosso?

Basta, non posso andare oltre. Il contrappunto di questo finale è qualcosa di sublime: mano destra, mano sinistra e pedale sono tre entità distinte e separate, ma invece no... oppure sì, ma forse no... che ne so?! Se c'è una parte musicale che può esprimere il concetto di trinità, è proprio questa, in maniera ancor più rimarcata di quanto, comunque, non possa già fare tutta l'opera.

La sequenza finale di accordi è devastante: ascoltatela col cuore, ma non sorprendetevi se una lacrima vi righerà il volto.



COMPLESSIVAMENTE



La potenza, la regalità e la superbia dell'organo sono il giusto ed insostituibile sostegno per questo monumento musicale. Essendo un'opera davvero omnia, è stata suonata anche da duetti, quartetti (di fiati ed archi) e da intere orchestre, con eccellenti risultati indubbiamente. Ma quando suona sua altezza l'organo, sedetevi ed ascoltate: ammirate. ^^
La teoria è tanta, ma spesso e volentieri qui viene disattesa. Certamente Bach è stato un genio del contrappunto sia per il suo modo di usare le regole quanto per quello di infrangerle; eppure non può non sorprendere il modo in cui, in questa sua opera, l'infrangere le regole diventa la regola stessa, tanto da risultare impossibile distinguere quale sia più il "giusto" dallo "sbagliato".
Bah, lo sbagliato è non ascoltare questa musica!



CONCLUSIONE



Ascoltatela all'infinito, altro non posso consigliarvi. Ascoltatene moltissime versioni, perchè ognuna ha qualcosa da dirvi. Approfittate dell'inconsueta facilità estetica di quest'opera, ma della sua solidità armonica e melodica: vi avvicinerete al mondo della musica per organo. Chissà che poi non abbiate voglia di proseguire il viaggio, per approdare a mete un po' più ostiche, come per esempio la Passacaglia e Fuga in do minore.

Ma di sicuro questa non dovete farvela sfuggire."

No c'è che dire, l'autore di questo contributo usa a piene mani una fine ironia tutt'altro che sconcia, anzi, direi, addirittura ingenua ma gradevole.

Anche in questo caso non posso dire di avere capito tutto, ma ascoltate !



Che ne dite ?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravissimo. Non si parlerà mai abbastanza di musica. E pochi sono a parlarne sul web.Tu poi, proponi brani il cui valore è indubbio e li presenti accompagnati da esaurienti notizie. Io sono convinta che la musica che, generalizzando, viene definita classica sia apprezzata da pochi soltanto perché poche sono le occasioni di ascolto che vengono offerte ai più.