martedì 30 settembre 2008

Eboli, la chiesa (nuova) di S. Bartolomeo

di Luigi Morsello

La prima notizia sulla chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo è del giugno 1179, dove in un documento si legge che Benincasa, Abate del Monastero della SS. Trinità di Cava, compra una casa “in parrocchia Sancti Bartolomei”. Istituita la Collegiata di S. Maria della Pietà, la parrocchiale fu annessa alle dipendenze della stessa, come quasi tutte le parrocchie di Eboli. Nel 1654, la Parrocchia di S. Caterina (l’attuale chiesa di S. Giuseppe) fu soppressa e unita a S. Bartolomeo.
La chiesa di S. Bartolomeo era ad una sola navata con l’altare maggiore e due cappelle laterali, una per lato. Era posta all’incrocio degli scaloni che portano il nome “Salita S. Bartolomeo” con via Roma, proprio sulla destra di chi sale.
Nel luglio 1917, mons. Grasso, arcivescovo di Salerno, visita la parrocchia dove vi ammira sull’altare il quadro della Madonna della Pace, ed annota che quest’opera è di un elevato valore artistico. Ma sia la chiesa sia le opere d’arte, furono tutte distrutte dai bombardamenti aerei del 1943. Si salvò solo un antico busto piuttosto tozzo e ruvido di S. Bartolomeo in pietra.
La nuova chiesa di S. Bartolomeo, fu costruita ex novo dove prima della guerra v’era il campo sportivo. Con rito religioso il tempio fu solennemente benedetto l’8 dicembre 1957, e il 17 dicembre fu assegnato a don Teodoro Rossomando. Nel nuovo territorio parrocchiale vi è anche la cappella di S. Maria del Soccorso.
Il 29 novembre 1965, nella chiesa di S. Bartolomeo, il signor Bernas Zdzistaw, invitò l’amico cardinale Carlo Wojtyla, Arcivescovo Metropolita di Cracovia in Polonia, futuro papa Giovanni Paolo II, ad amministrare alle sue figliole il Sacramento dell’Eucarestia. A causa del sisma del 1980, la chiesa subì danni alla parte superiore dell’ingresso e varie lesioni in tutta la struttura. Chiusa al culto, è stata riaperta l’1 giugno 1999. Dall’8 luglio 1986, regge la parrocchia mons. Fernando Sparano.
Nel 1957 chi scrive c’era, abitava ed abita ancora alle spalle della nuova chiesa. Posso dire di averla vista costruire.
A lavoro finiti emerse una chiesa di un nuovo stile che rompeva col passato. Era uno stile severo, moderno ma non eccessivamente, con altissime arcate, tetti a botte rivestiti di materiale impermeabile.
Sotto le arcate subito le rondini (avete notato che non se ne vedono quasi più ?) iniziarono a costruire i loro nidi.
A lato un campanile altissimo e stretto, di forma quadrata, sembrava stare su per scommessa.
L’interno spoglio, scarno, quasi ad invitare alla meditazione ed alla spiritualità.
Naturalmente, ho conosciuto il sacerdote titolare don Rossomando, come conosco l’attuale don Sparano.
Pian piano almeno io mi abituai a quello stile spoglio e, ripeto, severo, ed iniziai a caprine l’intima essenza.
Nel 1967 mi allontanai da Eboli per lavoro, restandone fuori per quasi 40 anni, ogni anno vi facevo ritorno per le ferie estive.
Nel 1980 ci fu il catastrofico terremoto che colpì l’Irpinia e lambì anche Eboli.
Non so descrivere la mia sorpresa nel constatare che quella torre campanaria, della chiesa di S. Bartolomeo, era ancora lì, ritta, eretta, a perenne sfida del pensiero dell’uomo, protesa a toccare il cielo, l’infinito, e ad invocare Dio.
Mi fu detto che non aveva subito danni, restò lì per un bel po’ di anni.
Poi accadde l’imprevedibile: doveva essere abbattuta perché lesionata !
Oggi non è più possibile verificare se le gravi lesioni fossero veramente tali e se esistessero veramente.
Certo è che il campanile era rimasto lì, impavido, proteso verso il cielo, ancora per molti anni.
Bene, fu demolito ma, che strano, non fu ricostruito !
Feci altre domande e mi fu detto: per costruire l’oratorio.
Ma non erano soldi, finanziamento statali per il terremoto ?
Se si, come si è potuto, anziché ricostruire, identico, il campanile, costruire un oratorio che prima non esisteva ?
Ci si fosse limitato all’oratorio, invece no, occorreva ‘ritoccare’ la facciata della chiesa: detto fatto !
Adesso la chiesa ha:
1) l’oratorio;
2) una nuova facciata,
ma non ha il campanile nè, ovvio, le campane.
Come ovviare ? Semplice: un impianto di diffusione sonora, con trombe sulla cupola centrale e voilà il gioco è fatto.
Però dell’antica chiesa moderna non rimane più nulla.
E a me è passato il desiderio di entrarci.
Pubblico due immagini, prima della cura (in alto) e dopo la cura (n basso).
Ammirate lo scempio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sicuramente non è più la stessa che ricordavo io...:-(

Madda