lunedì 30 marzo 2009

Berlusconi: «Riforme e poteri al premier»


Le riforme istituzionali, la necessità di dare più poteri al premier, le ottimistiche previsioni sull'uscita dalla crisi, le elezioni europee. La terza e ultima giornata del congresso fondativo del Pdl, come la prima, è tutta di Berlusconi, che ha pronunciato un lungo discorso conclusivo (71 minuti), dopo l'acclamazione all’unanimità a presidente del Pdl. Assente Fini, ma l'entourage del premier assicura che la sua assenza era prevista e non va caricata di significati politici. Dal Cavaliere non una parola sul bio-testamento e sul referendum elettorale di giugno, argomenti centrali dell'intervento pronunciato sabato dal presidente della Camera.

BERLUSCONI - «Grazie per la vostra fiducia e amicizia, per l'affetto - attacca Berlusconi dal palco -. Mi avete affidato una entusiasmante responsabilità, quella di guidare il Pdl. Mi auguro di essere all'altezza, cercherò di non deludervi mai». Il premier ringrazia Fini per avergli riconosciuto «una lucida follia» («Un po' matto lo sono davvero») e attacca l'opposizione citando le parole di Tremonti: «Questa sinistra è arretrata e faziosa, fa opposizione al paese».

RIFORME ISTITUZIONALI - L'intervento del premier entra nel vivo e il tema principale è quello delle riforme istituzionali: «La Costituzione va rivitalizzata e arricchita. Una delle missioni della nostra maggioranza è ammodernare l'architettura istituzionale dello Stato». Parlando delle riforme, il neopresidente del Pdl lancia strali contro l'opposizione: «Le riforme andrebbero fatte in due, ma dopo le esperienze di questi anni c'è molto da dubitare sulla serietà della nostra controparte. Se ci sarà un atteggiamento di confronto, sarò il primo a rallegrarmene e a darne atto ai leader della minoranza; ma nel frattempo la nostra maggioranza e il Pdl non possono sottrarsi al dovere di fare la loro parte». Berlusconi ribadisce l'urgenza di modificare la seconda parte della Costituzione, «senza stravolgerla».

«PREMIER? POTERI FINTI» - «Noi la riforma istituzionale l’avevamo già fatta, completata nel 2005, ma la sinistra, la stessa che oggi plaude alla richiesta di riforme, impedì di raggiungere la maggioranza dei due terzi del Parlamento e promosse il referendum che abolì quella riforma. La conclamata volontà costituente degenerò in una campagna di insulti, in ridicole accuse di regime. Ora le riforme per la modernizzazione delle istituzioni le stiamo facendo con la nostra maggioranza». «La Costituzione - continua Berlusconi - assegna al presidente del Consiglio dei poteri quasi inesistenti. In altri Paesi, invece, il premier ha poteri veri: in Italia ahimè ha solo poteri finti e così il governo non può intervenire con prontezza e lo Stato non può funzionare. Il Paese ha bisogno di governabilità».

«FUORI DALLA CRISI» - Altro argomento, la crisi economica. «La prima, indefettibile missione del governo è portare l'Italia fuori dalla crisi», senza lasciare indietro nessuno, e ci sarà «un prestito d'onore per tutti i giovani che vorranno aprire un'impresa». Berlusconi parla del federalismo («Una riforma importante, non un tributo alla Lega di Bossi»), sottolineando che «ci sarà una riduzione delle spese inutili e tutto ciò che sarà risparmiato verrà utilizzato per diminuire le tasse». Sul contestato piano-casa: «Sarà dedicato anche e soprattutto ai giovani». Sull'istruzione: «La scuola non sarà più un ammortizzatore sociale. Il titolo di studio non sarà più un pezzo di carta, ma garanzia di lavoro e le famiglie meno fortunate dovranno poter scegliere tra istruzione statale e privata. Saranno premiate le università con gli standard migliori, la selezione del corpo docente non deve essere più una riserva privata per parenti e amici». Sulle donne: «C'è una disparità occupazionale e salariale a danno delle donne, in Italia c'è una questione femminile da risolvere». Sull'ambiente, dopo aver ribadito il via libera alla proposta di Obama di ospitare il forum mondiale e luglio alla Maddalena: «Bisogna far rispettare il divieto di lordare le strade con mozziconi e cartacce, di imbrattare i muri. Dobbiamo riportare le nostre città al decoro».

ELEZIONI EUROPEE - Berlusconi cita l'«ultimissimo sondaggio: siamo al 44% e non ci possiamo accontentare. La società che abbiamo costruito sopravviverà ai nostri fondatori». Il Pdl - sottolinea - «dovrà essere una fucina di idee e di programmi. Tutto questo se non diviene correntismo è lievito della democrazia». Rivendica un merito: «Abbiamo introdotto in politica la vera moralità del fare. Che un eletto non rubi è il minimo, ciò che bisogna pretendere è che onori il programma assunto con i cittadini». Infine, guardando avanti alle elezioni europee e annunciando la propria candidatura a capolista del Pdl, lancia il guanto della sfida a Dario Franceschini: «La mia candidatura è una candidatura di bandiera, una bandiera dietro la quale un vero leader chiama a raccolta il suo popolo. Sarebbe bello che anche il leader dell'opposizione, se è lui stesso un leader, facesse altrettanto». «Le prossime elezioni europee sono molto importanti - conclude -. Puntiamo a diventare il primo gruppo nel Ppe». Un discorso di 71 minuti, interrotto da una sessantina di applausi. Alla fine il premier invita i ministri e i dirigenti del partito a salire sul palco per rivolgere un saluto ai seimila delegati e oltre tremila ospiti. Con la promessa di «portare il Paese fuori dalla crisi economica» e di «cambiare l’Italia difendendo la democrazia e la libertà».

COORDINATORI - Prima di Berlusconi hanno parlato i tre nuovi coordinatori del Pdl, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini. Durante l'intervento del ministro della Difesa sullo schermo vengono proiettate le immagini del video «Grazie ragazzi», dedicato ai militari italiani in occasione della festa del 4 novembre. La Russa parla «agli amici della Lega»: «Sono convinto che si possa trovare un percorso, ma devono sapere che vanno rinnovate le formule di intesa per una più vicina e forte assimilazione. La competizione non è un male ma non può non essere ad armi tra pari tra alleati. Non può dunque essere quella in cui tocchi sempre al Pdl di farsi da parte, perché noi dobbiamo dare delle risposte ai nostri elettori». Un pensiero è rivolto a Casini: «Il percorso verso il bipolarismo per noi è irrinunciabile, lo dico all'Udc». Nel suo intervento Verdini ha parlato della forma dello Stato, preannunciando le parole del Cavaliere: «Penso che non sia un fatto eversivo parlare della seconda parte della Costituzione e puntare al presidenzialismo».

STATUTO - In apertura dei lavori è stato approvato lo statuto del Pdl, 4 i voti contrari e 5 gli astenuti sui 5.820 delegati. Per effettuare la votazione, avvenuta per alzata di cartellino giallo, è stato fatto salire sul palco il notaio Antonio Patella, che ha verificato la correttezza delle procedure e l'assenza di ricorsi. Con tre voti contrari e 2 astenuti è stato eletto il collegio dei probiviri, composto da nove membri. La sala piena di bandiere tricolore e bandiere bianche con lo stemma azzurro del Popolo della Libertà, assenti i giorni scorsi.

29 marzo 2009

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