domenica 31 maggio 2009

La nazione degli elusi


di ILVO DIAMANTI


A una settimana dal voto europeo l'incertezza elettorale rimane alta. Non solo: aumenta. Secondo alcuni sondaggi, la quota degli indecisi nelle ultime settimane si è, infatti, allargata sensibilmente. Era inferiore a un quarto degli elettori, un mese fa. Oggi è quasi un terzo.

È singolare, perché l'avvicinarsi della scadenza, normalmente, produce l'effetto opposto. Il passaggio dall'indecisione alla decisione. Occorre, certo, considerare la particolarità di questa consultazione. La partecipazione alle europee, infatti, è sempre più limitata rispetto alle altre elezioni. In Italia, nel 2004, ha votato il 73% degli aventi diritto. Una percentuale, peraltro, molto superiore agli altri paesi della Ue (la cui media complessiva fu del 45%). Il fatto è che le elezioni europee hanno un significato diverso delle altre, per gli elettori. In Italia, il paese più eurofilo, in questa campagna non si è mai parlato di Europa. Manco per sbaglio. Ciò che interessa ai partiti e ai media sono gli effetti del voto "interni" all'Italia. Sui rapporti tra maggioranza e opposizione. Sugli equilibri inter-partitici della maggioranza e dell'opposizione. Tuttavia, se si escludono i temi della sicurezza e dell'immigrazione, il dibattito ha trascurato anche le questioni nazionali. Si è, invece, concentrato intorno ai fatti personali e familiari del presidente del Consiglio. E ciò ha alimentato la tentazione di molti elettori di non partecipare al voto. "Usando" il voto, ma anche il "non voto", come un segnale. Come avvenne nel 2004, quando a pagare fu soprattutto Forza Italia. Abbandonata da un'ampia quota di elettori delusi. Fi ottenne, allora, 6 milioni e 800mila voti, il 21% sul totale dei voti validi. Cioè: 4 punti percentuali e 1 milione meno delle precedenti elezioni europee del 1999, ma 4 milioni e l'8% in meno rispetto alle politiche del 2001. Il recupero inatteso del centrodestra, e soprattutto di Fi, in occasione delle elezioni politiche del 2006, in effetti avvenne soprattutto mobilitando gli astenuti del 2004. Riportando alle urne i "delusi".

Per questo conviene fare attenzione al popolo degli incerti. Alla sua evoluzione, che in questa fase appare in controtendenza rispetto al consueto. Questo fenomeno ha diverse facce e diverse spiegazioni. Colpisce entrambi gli schieramenti elettorali. Da un lato, a sinistra, ci sono gli "esuli". Così abbiamo definito, tempo addietro, gli elettori del Pd del 2008 che, in seguito, avevano mostrato una crisi di rigetto. Allontanandosi dal Pd, considerato una opposizione debole e inefficace. Ma anche e soprattutto dalla politica. E dagli italiani. Estranei nel paese del Gf e degli Amici. Del Tg unico. Dell'intolleranza e dell'assuefazione a ogni vizio pubblico e privato. Esuli in patria. Lontani dal berlusconismo. Irriducibili a ogni dialogo con la maggioranza del paese. Dunque, con il paese. Da ciò il collasso dei consensi del Pd, stimato, a febbraio, circa 10 punti meno del 2008. Elettori confluiti solo in minima parte in altri partiti. La maggioranza di loro, invece, si era semplicemente dimessa dalla politica e dall'Italia. Un esodo riassorbito. Ma solo in qualche misura. Per cui il Pd ha ripreso a crescere, anche se il risultato di un anno fa resta lontano. Una parte dei suoi elettori è ancora esule. Un'altra parte, invece, si è accostata a Di Pietro. Un'altra ancora ai partiti della sinistra. Da cui proviene e che aveva abbandonato nel 2008, in nome del "voto utile". Un richiamo, in questa occasione, molto meno significativo. Tuttavia, l'aumento degli indecisi in questa fase avviene, anzitutto, insieme al calo del Pdl. Di proporzioni ridotte. Una slavina, non un'alluvione. Ma costante nelle ultime settimane. Anche il peso degli elettori fedeli, nel Pdl, si è ridotto sensibilmente. Una tendenza parallela e coerente alla fiducia nel presidente del Consiglio. Il cui consenso personale è declinato in modo sensibile nelle ultime settimane. Nonostante gli indicatori del clima d'opinione, dal punto di vista economico, e il giudizio nei confronti del governo non siano peggiorati. Si assiste, cioè, a una sorta di sconcerto, fra gli elettori del Pdl, partito personalizzato e personale. Le faccende personali e familiari del premier hanno infastidito anche un pubblico come quello italiano. Ormai quasi incapace di stupirsi, se non di indignarsi. Anche l'elettorato medio, a cui si rivolge il Pdl, ne è disturbato. Non tanto per il clamore sollevato dai giornali "nemici" (che ovviamente non legge). Ma semmai per le prudenti critiche del clero. Così, c'è una quota di elettori che da qualche settimana si pone in stand-by. In attesa. E stenta a dichiarare il proprio voto per il Pdl nei sondaggi. Per disagio, come ha osservato nei giorni scorsi Nando Pagnoncelli. Anche se ciò non significa che, fra una settimana, non lo voterà. Oggi però non lo dichiara. Sono elettori clandestini: invisibili e reticenti. Evitano di esprimersi e di apparire. Più che per "delusione", come in passato, per "elusione". Per disorientamento e imbarazzo. Atteggiamenti che, fra una settimana, potrebbero venir messi da parte. O forse no. In fondo si tratta di elezioni europee: se non dai un segnale in questa occasione, quando mai? Tuttavia, l'indecisione che cresce fra gli elettori in prossimità del voto descrive bene il sentimento di questo paese spaesato. Affollato di "esuli" e di "elusi". Che cercano soluzione nella dissoluzione. O meglio, nella dissolvenza intermittente. Vorrebbero scomparire per riapparire in tempi migliori.

(31 maggio 2009)

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