giovedì 30 luglio 2009

Allevi, la musica e l'Osservatore


ROBERTO COTRONEO
30 luglio 2009

Abbandoniamo per un giorno i temi politici. E concentriamoci su quelli culturali. Ieri su un giornale molto particolare, "L'Osservatore Romano" è apparsa una recensione davvero interessante. Il critico musicale Marcello Filotei scrive un articolo fortemente polemico nei confronti del pianista Giovanni Allevi e della sua musica. Dice: "Giovanni Allevi non è affatto "strambo", è costruito con una cura assoluta ed è la rappresentazione oleografica del compositore, così come se l'aspetta chi non ha molta consuetudine con le sale da concerto". E più avanti: " il compositore marchigiano arriva e offre al pubblico quello che già conosce... E questa è la forza culturalmente pericolosa dell'operazione Allevi: convincerci che tutto quello che non capiamo non vale la pena di essere compreso. Rassicurati sul fatto che "non siamo noi ignoranti, sono loro che non sanno più scrivere una bella melodia", potremo finalmente andare fieri di non avere mai ascoltato Stravinskij".
La recensione del quotidiano della Santa Sede è molto stimolante. Non tanto per il fenomeno Allevi, che di per se ha pochissimo di interessante, quanto sul fatto che il pianista marchigiano definisce la sua musica: "classica contemporanea".
In realtà la musica classica sta ad Allevi come la pizza napoletana sta a quella che vendono surgelata in Germania. E Allevi stesso è un fenomeno commerciale, che porta con se tutti i luoghi comuni sulla musica, sul pianoforte, sull'esecuzione pianistica. Qualunque persona di media cultura musicale capisce immediatamente di che musica si tratta: roba da aereoporto o studio dentistico, perfetta per rimanere in sottofondo. Ma é soprattutto una musica che non ha ambizioni, né di essere ricordata, né di essere ascoltata con emozione.
Eppure è ormai qualche anno che ci si sente ripetere sempre la stessa cosa. Allevi compositore strambo, ragazzino capace di incantare quando siede alla tastiera. E invece se lo ascolti dal vivo ti accorgi che il suo suono non è mai pulito, che la dinamica pianista di Allevi è incerta, e che persino la tecnica non è al livello di un pianista degno di questo nome. Per non parlare del livello delle composizioni. Ma queste cose non le scrive nessuno, perché i critici dei giornali non sono critici, ovvero non sono persone con una preparazione specifica per capire certe cose, ma sono giornalisti che esprimono giudizi. Ovvero persone prive di una vera preparazione che si inventano canoni che non esistono.
Il critico dell'"Osservatore" aggiunge: "In un Paese come l'Italia - dove c'è chi, come Alessandro Baricco, arriva a scrivere e dirigere film per spiegare che Beethoven è sopravvalutato - è abbastanza frequente che si cada nel tranello dell'artista svagato. Certo non è colpa dell'artista in questione, ma di un sistema scolastico fatto di flauti dolci e Fra Martino campanaro che spesso non fornisce gli strumenti per distinguere Arisa da Billie Holiday, figuriamoci Puccini da Allevi".
Io direi che è colpa di tutti.
Di tutti quelli che hanno inventato casi, fenomeni, scrittori, geni della musica, artisti che non avevano peso e valore, per moda e per debolezza, e perché proni a un'industria culturale capace di manipolare i media. Il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi. È quello che vado a ripetere qui da mesi. Il crollo culturale di un paese che va di pari passo con il crollo morale. Riguardo ai flauti dolci, magari si insegnasse davvero a suonarli, sarebbe già qualcosa.

11 commenti:

Stella ha detto...

Ho conosciuto Giovanni Allevi, come persona non è un granchè, e come musicista è un furbacchione! Sopravvalutato e che calca l'onda finchè questa è sfruttabile...sono d'accordo con le tue riflessioni sull'arte e sugli pseudo artisti.

Stella ha detto...

PS destesto anche Baricco!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Nel mio blog c'è una cartella intestata a Giovanni Allevi.
A causa della differenza di oponioni una blogger fece delle insinuazioni, riprese da un'altra blogger, per cui interruppi ogni ulteriore contatto.
Capisci perchè mi sono incazzato sul tuo blog, a causa delle insinuazioni di luc, che anche nel link sul film In The Wild continua a restare anonimo?
Grazie per i tuoi preziosi commenti.
Ciao.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Avrai notato che i commenti anonimi da me non si possono fare, se vogliono ci devono mettere la faccia, cioè l'ID!

Stella ha detto...

hai perfettamente ragione sugli anonimi, ma come arrivano così se ne vanno, perchè non ha senso dire la propria opinione e non firmarla quindi si annullano da soli, ma se continui a provocarli loro si incattiviscono ed ottengono quello che vogliono...cioè "rompere...i c..."
baci Luigi ;o)

Stella ha detto...

PS:Ho visto la cartella di G. Allevi...poi leggerò.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sai Stella, dipende da con chi si ha a che fare.
Il mio rompicoglioni del PdL è sparito, perchè non può più restare anonimo.
Il tuo vedrai che ti darà i tormenti, come stava facendo anche con me.
L'iscrizione a "quel" post l'ho aannullata, ma troverà il modo di farlo su altri tuoi post, specie se vedrà anche un solo mio commento.
Ci prova gusto a farci incazzare senza pagare pegno.
Io l'ho sfidato a commentare sul mio blog: non lo farà.
D'accordo anche sull'insopportabile, presuntuoso, saccente,snob, egocentrico, narcisista Baricco.

Pietro Rizzo ha detto...

Da illustre sconosciuto ho scritto ad Allevi, mi è sembrato un artista molto comprensivo, la sua risposta qui...http://frontini.altervista.org/index.htm

Per tutte le arti è bene ricordare:
« I critici pedanti — dice il De Sanctis — si contentano d'una semplice esposizione e si ostinano sulle frasi, sui concetti, sulle allegorie, su questo e su quel particolare come uccelli di rapina sur un cadavere . . . Essi si accostano ad una poesia con idee preconcette : chi di essi pensa ad Aristotele e chi ad Hegel.
Prima di contemplare il mondo poetico lo hanno giudicato : gl'impongono le loro leggi in luogo di studiar quelle che il poeta gli ha date. .... Critica perfetta è quella in cui i diversi momenti (per i quali è passata l'anima del poeta) si conciliano in una sintesi di armonia.
Il critico deve presentare il mondo poetico rifatto ed illuminato da lui con piena coscienza, di modo che la scienza vi presti, sì, la sua forma dottrinale, ma sia però come I'occhio che vede gli oggetti senza però vedere se stesso. La scienza, come scienza, è, forse, filosofia, ma non è critica ».
F. De Sanctis - Saggi Critici - Morano - Napoli 1874

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

@ Pietro Rizzo. in via preliminare osservo che il suo profilo non è leggibile. Tuttavia, usando il link che lei ha avuto la bontà di indicarmi, ho letto la risposta di Giovanni Allevi, che recita:" In fondo anch'io ho fatto la mia parte, suonando di recente 'Il piccolo montanaro' assieme a 4 mani assieme a Pippo Baudo". Pensa un po' che prodezza.
Non conosco la domanda che lei gli ha rivolto, ma siccome lei ha ricevuto il premio WIKIMEDIA Musica per la pagina ivi dedicata a Francesco Paolo Frontini, msicista catanese del secolo XIX, venendo lei intervistato da Antonella Neri (intervista mi sembra un po' sgrammaticata), immagino che lei gli abbia rivolto domande su questo illustre musicista dimenticato, non solo per la composizione c.d."Il piccolo montnaro".
La risposta di Allevi è insignificante, insipida.
Leggo ancora che lei non è un musicista, nel senso che non compone musica nè la suona.
Allora l'osservazione che le faccio è la seguente: come si permette di venire nel mio blog a sputare sentenze, citando una pagina del De Sanctis (Francesco) contenuta nei suoi saggi critici nientemeno che del 1874?
Tra l'altro il De Sancitis rivolgeva le proprie riflessioni ai critici letterari.
Forse lei è un critico musicale ma non voglio indagare oltre.
Dico solo che un musicista e virtuoso del violino come Uto Ughi ha avuto l'ardire di dissentire dalla sua opinione senza nemmeno conoscerla.
Pensa un po' che sacrilegio!

Francy274 ha detto...

W'davvero sconcertante come in Italia certi fenomeni vengono fatti passare come culturali, altrimenti non si spiegherebbe nemmeno come un D'Alessio, uscito fuori da una città che aveva esportato la canzone italiana all'estero, cosa rara per l'Italia, oggi è ritenuto uno dei più grandi cantanti italiani.
Richard Clayderman,che come mi dice Luigi fa musica "latte e miele" :),in un'intervista dichiarò che la sua musica è rivolta ad un pubblico che per pochi minuti non ha voglia di pensare a cose più serie ed impegnative, nessuna pretese d'essere catalogato fra i grandi musicisti.All'estero si sa, la cultura ha un valore, diverso che da noi, e non basta avere successo per ritenersi inseriti in quel contesto, gli stessi artisti lo dicono apertamente.In Italia basta ottenere un minimo di successo ed i complimenti fioccano a iosa dallo stesso artista per se stesso.
Il mio orecchio musicale-ignorante mi dice che Allevi è già molto lontano da Clayderman.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Brava Francesca, ottimo commento.
Aggiungo che entrambi sono molto lontani dalla musica vera!
;-)