lunedì 31 agosto 2009

Confalonieri: Feltri? Pubblica le notizie



«Un clima da Trovatore». Sceglie l'opera di Verdi, forse tra le più cupe, per descrivere quello che sta accadendo in questi mesi in Italia. Quell'opera dove tra agnizioni e riconoscimenti i veri protagonisti sono i roghi. Il falò dove brucia la zingara che darà inizio all'opera e quello dove la figlia dell'uccisa rivelerà al Conte Luna che ha fatto decapitare senza saperlo suo fratello Manrico, il Trovatore appunto. E dice: «Basta roghi». Ma in Fedele Confalonieri non alberga alcun dubbio: «C'è chi ha voluto accendere il fuoco. E ora ci si lamenta se qualcun altro fa il suo mestiere di giornalista e pubblica notizie». Confalonieri non ha perso certo il buon umore e l'ottimismo di fondo su un'Italia «che troppo spesso dimentica dove era solo qualche anno fa». Ma con durezza non è disposto a tollerare e non transige di fronte alle «licenze di uccidere a senso unico», «o chi è pronto a far pagare gli errori senza sconti, ma solo ai nemici», ai «tanti moralismi e moralisti a buon mercato che insorgono quando si scoprono i loro altarini». Non è il presidente di Mediaset bonario che con una battuta o una citazione colta fa superare all'amico Silvio più di una situazione difficile. È un Confalonieri che non ha paura delle battaglie. Ma pronto alla battuta. «Chi di spada ferisce di spada perisce. E poi, chi la fa... l'aspetti. E mi fermo con i proverbi... Sa, potrei trovarne dieci e qualcuno anche un po' volgare», dice e sembra di vederlo sorridere. «Saranno anche i detti più scemi sulla terra ma descrivono la situazione che si è creata».

La sera prima sugli spalti di San Siro a vedere il derby ha salutato Vittorio Feltri. Il direttore del Giornale ha pubblicato la notizia del patteggiamento di Dino Boffo, direttore dell'Avvenire, per un procedimento per molestie. Cosa che ha scatenato le reazioni dure della Chiesa. C'è chi ha attribuito al presidente di Mediaset la battuta «è un sacramento ma è bravo», ma anche se non l'avesse detta non è molto distante da quello che pensa. «Un giornalista estremo ma giornalista, che riporta come tanti altri notizie. Si dovrebbe fermare adesso perché non riguardano Berlusconi che in questi mesi è sembrato il bersaglio di tre palle e un soldo nei Luna Park? Quello al quale tutti possono sparare senza che nessuno chieda conto di niente? Sono tre mesi che si parla di "papi" e "D'Addario", che si continua a diffamarlo, poi arriva un fatto che non lo riguarda e improvvisamente c'è chi sui giornali scopre che non si può andare avanti così. Ma andiamo...». La china che si è intrapresa è quella di un mondo che si imbarbarisce e che sembra avviato verso un gioco al massacro dove tutto diventa lecito purché riguardi la parte avversa.

«È un momento di imbarbarimento. Ma non mi fanno certo pena quelli che hanno appiccato il fuoco, e non è stato Feltri, e che ora temono di bruciarsi». Il problema è che di mezzo c'è un Paese, che sarà stato anche capace di superare prove difficili come quelle della strategia della tensione e del terrorismo. Ma che ora vede mescolarsi scontro di valori, istituzioni laiche e religiose, libertà di cronaca, opinione e persino comportamenti. «È il momento del riconoscimento di quello che siamo. Ma non per questo siamo al disastro. Come spesso il paese viene descritto da voi. A volte si dimenticano vicende come quelle delle Banlieue parigine dove l'odio religioso spinge ad atti barbarici. O dei conflitti razziali nelle periferie inglesi. Qui fortunatamente non accade e il merito di chi è se non del governo? Forse bisognerà aspettare che arrivi la generazione dei 25enni al potere perché la si faccia finita con questo clima da Santa Inquisizione. Perché se Berlusconi querela chi l'ha diffamato, immediatamente è "un attacco alla libertà di stampa" e si fa muovere mezza Europa? Poi, quando si tirano fuori notizie sgradevoli per altri signori, che si tratti dell'Avvocato o di De Benedetti, ecco che si grida subito allo scandalo? Feltri dà fastidio per Boffo o perché tocca argomenti tabù? E che dire degli interessi privati nascosti dietro il ritornello sulle privatizzazioni come la Sme, Seat, operazioni tipo Omnitel?».

Il clima pare tutt'altro che destinato a rasserenarsi quindi. E questo nel bel mezzo di una crisi. «Ma smettetela di piangervi addosso. Basta con il lamento. E come ha detto il vostro De Rita, finiamola con la litania sulle riforme. Perché si attacca Berlusconi? Ma perché sta facendo cose normali, il capo di chi amministra il Paese: i Tremonti, le Gelmini, gli Alfano, i Brunetta e ancora Maroni, Scajola. Si sono messi lì e amministrano. Tentano di far funzionare le cose. Berlusconi non farà certo il Codice napoleonico, ma è uno che vede i problemi e tenta di risolverli. O ci si illude di salvare l'Italia con i Franceschini o i Bersani, che è pure una brava persona peccato sia comunista?». E quindi? I falò continueranno a bruciare alti? «Non devo rispondere certo io. Lo chieda ai signori della Santa Inquisizione a senso unico che hanno acceso il fuoco. Io sono solo un amico di Berlusconi che all'indice c'è finito da quasi due decenni ormai».

Daniele Manca
31 agosto 2009

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