martedì 29 settembre 2009

I FINIANI CON SANTORO CONTRO SCAJOLA


di Carlo Tecce

“Altri cento, mille Michele Santoro”.

Professore Alessandro Campi, può ripetere? “Siamo in democrazia o no, il Pdl si riconosce in questi principi? Un partito e un governo che s’ispira alla libertà non può promuovere iniziative censorie ai danni della Rai. Non si può rinnegare un’identità e anche una retorica politica attaccando un’azienda pubblica, un suo programma e un professionista come Santoro”.

Campi è direttore scientifico della fondazione ‘Farefuturo’, il laboratorio di Gianfranco Fini e il ritrovo sicuro dei suoi collaboratori più fidati. Sono i diversamente berlusconiani del Pdl. Quelli che non seguono il ministro Claudio Scajola, ma che invitano a pagare il canone e a rispettare Annozero. Sono i finiani, alcuni e non tutti gli ex di Alleanza Nazionale confluiti nel partito del predellino: “Non capisco e non condivido la battaglia del ministro Scajola, non si può - prosegue Campi - intervenire per tappare la bocca agli altri. Un nuovo partito come il Pdl, che riunisce più culture e aspira al 51%, deve coltivare la diversità e proteggere la pluralità”.

I vertici Rai sono convocati, dovranno spiegare e semmai scusarsi: “Ma di cosa? Conosciamo le posizioni di Santoro, possiamo non condividerle, ma non per questo dobbiamo lottare per rimuoverlo. Anzi, che nascano e crescano altri mille Santoro, di destra e di sinistra, giornalisti che garantiscono le necessarie differenze in democrazia. Queste di Scajola mi sembrano campagne sballate, crociate inutili, qualcosa che danneggia e non aiuta il Pdl. Dovremmo chiederci perché, in quindici anni tra elezioni vinte e governo, non siamo riusciti a creare un’alternativa culturale alla sinistra. Perché non ci sono San-toro di destra?”.

Campi domanda e risponde a se stesso, anche se l’aria che tira consiglierebbe di tacere: “Se esprimo un pensiero si fa riferimento a Fini, questo è sbagliato e strumentale. Non volevo commentare la sortita di Scajola, ma ‘Farefuturo’ vuole contribuire alla costruzione di un partito moderno e veramente libero. Non possiamo fare i distratti: non si può professare la libertà e poi negarla alla Rai. Altrimenti il Pdl non ha senso”.

I malumori dei finiani sono stipati dentro, ma sono talmente numerosi e frequenti che, sommando contrasti a contrasti, si finisce per sbottare.

Se ci sono dubbi, basta leggere quel che ha scritto e quel che scriverà il Secolo d’Italia diretto dal deputato Flavia Perina.

Titolo a pagina tre di sabato scorso: “Santoro premiato dallo share. Record assoluto”. Fabio Granata ha firmato una contestata proposta di legge e adesso invoca democrazia, per la Rai e per il suo partito: “Mi hanno detto che la cittadinanza agli stranieri, dopo cinque anni di residenza, non rientra nel programma: benissimo, io vado avanti. Non ci hanno avvisato sullo scudo fiscale e sull’offensiva contro Annozero. Vogliono che accettiamo senza discutere, questa non è democrazia”.

E’ presto spiegato chi vuole cosa e perché: “L’iniziativa di Scajola mi sembra esagerata e la procedura estremamente inusuale. Il governo non può abusare del suo potere per cancellare una trasmissione sgradita. C’è troppa gente nel Pdl che sgomita per sembrare più realista del re. Possiamo criticare Santoro, però non possiamo cacciarlo. In una situazione delicata come questa, quando si protesta per la libertà di informazione, non si possono avere atteggiamenti censori. Ancora non ho capito chi e per quale motivo ha suggerito a Berlusconi di azzerare i palinsesti Rai per favorire Porta a Porta, sono comportamenti masochisti e preoccupanti”.

La fusione, lo statuto, il congresso: caramelline, gli ex An sono in agitazione. “Noi abbiamo altre sensibilità, altre storie, non possiamo nascondere i dissidi con alcuni colleghi del Pdl. Per noi la libertà d’informazione è intoccabile. Siamo stati anni all’opposizione e sappiamo quanto sia violenta l’emarginazione televisiva”.

Chissà se le opposte visioni provocheranno scissioni o diaspore nel Pdl. Nel frattempo Angela Napoli, membro della Commissione antimafia, dichiara la sua indipendenza: “Per il momento non lascio il partito. Il Pdl è da rivedere: in Calabria tra i 56 dirigenti non ho alcun referente, non hanno accettato le mie indicazioni, in compenso hanno accettato gente riciclata e indagata”.

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