sabato 31 ottobre 2009

La costituzione immateriale


Uno dei quesiti messi in eviden­za dalla sentenza della Corte costi­tuzionale sul lodo Alfano è se il capo del governo sia, in Italia, un primus inter pa­res oppure un primus super pares. In nome della «costi­tuzione formale» (il testo della costituzione vigente) la Corte ha ribadito che è un «primo tra pari». Ma in Ita­lia viene invece diffusa l’idea che la costituzione for­male sia oramai superata da una «costituzione materia­le » per la quale Berlusconi incarna la volontà della mag­gioranza degli italiani; il che gli attribuisce il diritto, in nome del popolo, di sca­valcare, occorrendo, la vo­lontà degli organi che non sono eletti dal popolo (tra i quali la Corte costituzionale e il capo dello Stato). Ora, la distinzione tra costituzione formale e costituzione mate­riale, e cioè la prassi costitu­zionale, è una distinzione largamente accolta dalla dottrina. Ma si applica al ca­so in esame?

Precisiamo bene la tesi. Intemperanze verbali a par­te, la tesi di fondo di Berlu­sconi è che lui ha il diritto di prevalere su tutti gli altri po­teri dello Stato (questione di diritto), perché lui e soltan­to lui è «eletto direttamente dal popolo» (questione di fatto). Va da sé che se l’asser­zione di fatto è falsa, anche la tesi giuridica che ne deri­va risulta infondata. Allora, Berlusconi è davvero un pre­mier insediato «direttamen­te » dalla volontà popolare?

Per Ilvo Diamanti questa asserzione è «quantomeno dubbia» perché è smentita da tutti i dati dei quali dispo­niamo. Purtroppo è vero che sulla scheda elettorale viene indicato il nome del premier designato dai parti­ti (un colpo di mano che fu a suo tempo lasciato incau­tamente passare dal presi­dente Ciampi); ma il fatto re­sta che il voto viene dato ai partiti. Pertanto il voto per Berlusconi è in realtà soltan­to il voto conseguito dal Pdl. Che ha ottenuto nel 2008 (cito Diamanti) «il 37,4% dei voti validi, ma il 35,9% dei votanti e il 28,9% degli aventi diritto. Insom­ma, intorno a un terzo del 'popolo'». Aggiungi che in questa maggiore minoranza (o maggioranza relativa) so­no inclusi i voti di An, in buona parte ancora fedeli a Fini; e che se guardiamo agli anni precedenti FI non ha mai superato il 30%. De­ve anche essere chiaro che il voto per FI, e ora per il Pdl, non equivale automati­camente ad un voto per Ber­lusconi. Una parte degli elet­tori di destra vota contro la sinistra, non necessariamen­te per Berlusconi. Fa una bella differenza.

Dunque la tesi del popolo che si identifica, quantome­no nella sua maggioranza as­soluta di almeno il 51%, con un leader che vorrebbe onni­potente (o quasi), è di fatto falsa. Chi la sostiene è un im­broglione oppure un imbro­gliato. E questa conclusione è dettata dai numeri.

Ciò fermato, torniamo al­la costituzione materiale. In sede di Consulta gli avvocati di Berlusconi hanno soste­nuto che per la costituzione vivente (come dicono gli in­glesi) il principio che vale per Berlusconi è che sta «so­pra », che è un primus su­per pares. E siccome è possi­bile che questa formula l’ab­bia inventata io in un libro del 1994, mi preme che non venga storpiata. Io l’ho usa­ta per precisare la differen­za tra parlamentarismo clas­sico e la sua variante inglese e anche tedesca del premie­rato. Ma in Italia il fatto è che questa variante non è mai stata messa in pratica. E dunque in Italia non c’è dif­ferenza, a questo proposito, tra costituzione formale e costituzione materiale. Co­me dicevo, la tesi del pre­mierato di Berlusconi volu­to dal popolo è seppellita dai numeri. Sul punto, il punto è soltanto questo.

Giovanni Sartori
31 ottobre 2009

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

C.V.D.: UN'ALTRA CIALTRONATA.