sabato 30 gennaio 2010

COME AL SOLITO NEL MIRINO I GIORNALISTI


La Procura di Bari indaga per la “fuga di notizie”. E’ tutto in mano a Laudati
di Antonio Massari


Patrizia D’Addario protagonista di un “complotto” ordito ai danni del premier. Complotto orchestrato e agito con la collaborazione – o la regia – di avvocati, politici, giornalisti, magistrati. Una dozzina di indagati. E tra questi anche la D’Addario. Ipotesi di reato gravissime: attentato contro gli organi costituzionali dello Stato. È questa la notizia pubblicata ieri da Panorama, che annuncia un seguito, e dichiara d’avere prove “granitiche” nel cassetto. Dopo una mattinata di riflessione – mentre il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, è a Roma – la Procura di Bari scrive poche righe di smentita. Una smentita che è necessario leggere con attenzione: “In merito alla notizia apparsa oggi su Panorama, relativa alla pretesa ipotesi di accordi fraudolenti, miranti a una calunniosa rappresentazione processuale, con conseguente iscrizione nel registro degli indagati di magistrati, politici, giornalisti o professionisti, questa procura smentisce che vi siano iscrizioni di reato aventi tale contenuto”.
Una smentita – come spesso accade in queste settimane nella Procura di Bari – tagliente. Affilata per tutta la mattinata, come se fosse un bisturi, perché è necessaria la massima precisione, quando si deve smentire ciò che è falso, ma soprattutto: non rivelare ciò che è vero. E allora il punto è: smentiti gli “accordi fraudolenti”, orditi da “magistrati, politici, giornalisti o professionisti”, che non sarebbero indagati per questa “iscrizione di reato”, esistono altre iscrizioni di reato, a loro carico? Oppure - più correttamente - vi sono indagini che li coinvolgono? La risposta è una: sì. Gli indagati sarebbero per lo più giornalisti. Nel mirino, i loro rapporti con magistrati, polizia giudiziaria, avvocati. Una “semplice” inchiesta per fuga di notizie. E, per quanto risulta al Fatto Quotidiano, l’indagine è nelle mani di una sola persona: Antonio Laudati, il capo della Procura di Bari, ed è svolta nel massimo riserbo, con forze di polizia giudiziaria chiamate anche da altre sedi, prevalentemente della polizia di Stato, che stanno monitorando il comportamento dei cronisti, con intercettazioni e pedinamenti, per comprendere quali siano le loro fonti. E sciogliere un dubbio: le rivelazioni sulla relazione tra Berlusconi e Patrizia D’Addario, pubblicate la scorsa estate - principalmente da Corriere della Sera, L’espresso, Repubblica – erano semplicemente degli scoop? O qualcuno forniva informazioni ai giornalisti con un secondo fine?
Il nodo della questione, quindi, è proprio l’indagine sulla fuga di notizie.
In apparenza, un’inchiesta come tante. In realtà, un’inchiesta grimaldello. Risalire la china delle fonti, comprendere chi passa le notizie a chi - e soprattutto: perché - è il compito che Laudati ha voluto assumere. In prima persona. Nelle maglie dell’indagine, l’investigatore potrebbe chiedersi, però, se Patrizia D’Addario sia stata manovrata; se abbia voluto ricavare dalla sua esperienza delle utilità, in maniera illecita; se qualcun altro abbia provato a ricavare vantaggi dalla sua storia; se vi sia stato un interessamento della politica, o dei servizi segreti, nella divulgazione delle notizie o addirittura nella loro “gestione”. E ancora: perché Patrizia D’Addario decide di parlare, per la prima volta, con il Corriere della Sera. Oppure quanto conta la vicinanza del suo avvocato, Maria Pia Vigilante, con gli ambienti del Pd. Quali siano stati gli incontri della D’Addario, a ridosso della divulgazione della notizia, e quando, come e perché, ha scelto i propri interlocutori. E ancora: quanto e come la D’Addario abbia guadagnato, in termini economici, da tutta questa storia. Tutti interrogativi legittimi. Non smentiti dal comunicato della procura, ma ancora tutti da verificare e che, alla fine dell’indagine, potrebbero concludersi con un nulla di fatto. Per risolverli, quella stessa procura ha deciso di sfruttare principalmente una pista: indagare i cronisti.

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