venerdì 30 luglio 2010

Governo Gomorra


DAL BLOG DI PETER GOMEZ

Mesi durissimi attendono il Paese. Come potete leggere nei servizi de ilfattoquotidiano.it, Silvio Berlusconi gioca il tutto per tutto e adesso sogna di varare un governo in stile Gomorra. Il problema del Cavaliere, anche se la maggior parte dei commentatori sedicenti liberali continua a far finta di non accorgersene, è sempre lo stesso: la giustizia. Anzi, le inchieste e i processi. Che coinvolgono lui e i suoi amici.

La decisione della Corte costituzionale di fissare per il 14 dicembre l’udienza in cui verrà discussa la legge sul legittimo impedimento lo ha spinto così a rompere gli indugi, a perdere ogni freno inibitorio, e a iniziare un furioso corteggiamento a parlamentari di opposizione, alcuni dei quali francamente impresentabili. È prevedibile infatti che la Consulta, dopo aver visto una serie di suoi membri restare indirettamente coinvolti nello scandalo della nuova P2, ci metterà pochissimo a dichiarare quello che tutti sanno e che anche il Quirinale avrebbe fatto meglio a sapere: le norme che evitano al premier e ai suoi ministri di essere processati durante la durata del loro mandato sono palesemente incostituzionali.

La prospettiva per Berlusconi è insomma quella di finire molto presto davanti al Tribunale di Milano per rispondere della presunta corruzione dell’avvocato inglese David Mills. Anzi della certa corruzione di Mills, visto che il legale, come ha stabilito la Cassazione, ha sicuramente incassato mazzette per dire il falso davanti ai giudici (e salvare il premier da una condanna nel processo per le vecchie tangenti alla Guardia di Finanza).

Berlusconi sa benissimo che nel momento in cui dovesse ricominciare il suo dibattimento si arriverebbe a una sentenza nel giro di poche settimane. Il fatto storico è già stato accertato (i 600mila dollari dati a Mills e la testimonianza taroccata in favore del Cavaliere). E resta solo da stabilire se tra le prove raccolte ci siano abbastanza elementi per condannare come corruttore il leader del Popolo della Libertà (a questo punto provvisoria).

Una brutta situazione, insomma. Anche perché proprio le indagini sulla nuova P2 hanno fatto saltare, o reso incerte, le amicizie su cui il Cavaliere sperava di poter contare nella magistratura meneghina.

Di qui l’idea, partorita non adesso, ma alcuni mesi fa, di trovare una sponda in quella parte di Udc che si riconosce in Totò Cuffaro, l’ex governatore siciliano condannato in primo e secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia e sulla testa del quale pende ora anche una richiesta di 10 anni di pena per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’operazione, come il fattoquotidiano.it è in grado di rivelare, è cominciata quando Cuffaro ha dato il suo assenso al passaggio di molti suoi fedelissimi nelle file della nuova Democrazia Cristiana del sottosegretario all’Istruzione, Giuseppe Pizza, un vecchio arnese della prima repubblica legato agli ambienti più svariati.

Come ha scritto a suo tempo L’Espresso una parte consistente delle tessere della Dc fanno però capo al braccio destro di Berlusconi, Marcello Dell’Utri, condannato in secondo grado a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. E così il disegno di Berlusconi diventa evidente. Anche se Cuffaro e Beppe Drago – l’altro leader dell’Udc siciliana corteggiato dal premier – adesso smentiscono un passaggio dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza (cosa altro potrebbero fare?).

Il Cavaliere vuole trovare in Parlamento i numeri sufficienti per garantire l’approvazione anche alla Camera della cosiddetta norma sul processo breve (quella che prevede di far morire tutti i dibattimenti che non vengono conclusi nel giro in lasso di tempo prestabilito). Non per niente proprio oggi il capogruppo Pdl nella commissione Giustizia di Montecitorio, Enrico Costa, ha chiesto che l’esame del processo breve venisse immediatamente calendarizzato in settembre alla ripresa dei lavori.

Ma con 33 deputati già passati a Fini, per Berlusconi è molto difficile credere di riuscire a votare la legge senza rischiare ogni giorno improvvisi rovesci. Di qui la manovra per arrivare a Cuffaro e una dozzina di parlamentari calabresi, siciliani e campani a lui legati. Tutti parlamentari da aggiungere a vari esponenti del gruppo misto e del centrosinistra, come Daniela Melchiorre o Riccardo Villari, già in procinto di cambiare casacca.

Il Cavaliere ingolosisce tutti non solo con l’offerta di posti e prebende. Ma anche con la promessa (molto gradita alle varie cricche d’Italia) di costituire una commissione d’inchiesta parlamentare sull’uso politico della giustizia. Una commissione che, come scrive oggi Repubblica, avrà gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria. “Faremo un processo a chi ci vuole processare”, avrebbe detto – secondo il quotidiano – un falco del Pdl.

Se Berlusconi ce la fa, insomma, il Paese va verso una governo Gomorra. Con una maggioranza sostenuta da pregiudicati, indagati e condannati – in primo e secondo grado – per fatti di mafia (Cosentino, Dell’Utri e Cuffaro) e politici sotto inchiesta per mazzette e ricostituzione di associazioni segrete. Tutti uniti da un solo obbiettivo: farla franca. Per sempre.

6 commenti:

Francy274 ha detto...

Questo è come l'araba fenicia.. risorge sempre dalle sue ceneri!
Mi chiedo, e qui mi rivolgo alla Tua competenza, com'è possibile che dopo due condanne non siano ancora in prigione dell'Utri, Cosentino e Cuffaro??
Non è possibile che cariche istituzionali, in un Paese democratico, possano ancora essere coperte da condannati in due gradi di giudizio. Che legge si sono fatti per restare ancora in carica?

Spero che l' "oste" si sbrighi a presentare il conto finale a questi sciacalli!

anna ha detto...

A questo punto c'è veramente da sperare che arrivi "Zorro"!
Incredibile che queste cose siano note e che non si possa fare niente.
E' mai possibile che ci siano sempre e soltanto i propri interessi ad avere la meglio sugli interessi della gente?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Occorre sapere che il nuovo codice di procedura penale, entrato in vigore nel 1989, prevede la custodia cautelare in tre soli casi, disgiuntamente o congiuntamente: 1) pericolo di fuga; 2) inquinamento delle prove; 3) reiterazione del reato. Occorre sapere che la custodia cautelare non dura in eterno e che la giustizia italiana, non per negligenza degli operatori, è diventata sempre più lenta e per giustificare questo fallimento, è stato introdotto l’istituto del termine massimo di durata della stessa, termine più volte ritoccato al ribasso. Occorre sapere che per arrestare un parlamentare occorre che l’arresto, chiesto dal P.M. deve essere autorizzato da una apposita commissione parlamentare, che lo nega sistematicamente.
Ne consegue anche il cittadino comune, dopo la condanna di primo grado e in grado d’appello, difficilmente ritorna in carcere in custodia preventiva in assenza di una delle tre cause giustificatrici. Figuriamoci un parlamentare, come il caso Cosentino insegna (custodia cautelare chiesta e confermata dalla Cassazione, negata dalla Giunta per le autorizzazioni).
È di questi giorni la battaglia per la legalità che sta combattendo il presidente della Camera, che fa da sponda al presidente della Repubblica.
Pensa te, un ex fascista che per sfuggire alla marginalizzazione cui l’aveva destinato B, diventa il promotore di una destra liberale e legalitaria. Se B. non si fosse comportato da padrone con tutti, confondendo la gestione della Nazione come quella di una società per azioni, oggi continuerebbe a fare il sultano senza intoppi, scegliendo accuratamente i propri comportamenti, ma l’uomo non è capace di simili sofisticati comportamenti istituzionali.
È la disobbedienza alla legge etico-morale che consente di ignorare ogni minimo spunto di dignità, parola del tutto desueta.
È la legge elettorale vigente (il “Porcellum”) che consente al governo il ferreo controllo della maggioranza parlamentare. Il governo B. la votò nel 2005 (21 dicembre n. 270), che il governo Prodi, anzi la sua risicata maggioranza e la sua rissosa colazione di governo, si guardò bene dal modificare.
Adesso la Bindi e Bersani strillano che va modificata la legge elettorale: non è un po’ tardino?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Anna, oggi non si può più dire "Italiani brava gente"!

Francy274 ha detto...

ah, ecco, capito .. anzi capito per costrizione :((
Bersani e la Bindi sanno che è arrivata l'ora di afferrare l'afferrabile, quindi alzano la voce su cose che loro stessi hanno voluto con tanto di beneplacido verso B.
Non importa se un ex-fascista oggi sia diventato liberale e sente forte l'esigenza della legalità per il Paese, l'importante è che Fini continui così!
Eh si, ha lavorato bene, in sordina, voleva una carica in più di B. per diventare la diga che è sorta dal silenzio.
Pensa Te, mi tocca dire.. bravo Fini! Speriamo che poi, riuscendo nell'intendo di buttare fuori B. e la sua corte, non ci presenti Montezemolo al Governo.. e basta con questi industriali-politici!!
Però.. se il PD avesse appoggiato Di Pietro fin dall'inizio... una tigre con pochi seguaci al Suo fianco non poteva farcela con il partito d'opposizione che Gli ha remato contro fin dall'inizio, ma è meglio di Fini per me, più deciso e passionale.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La colpa è tutta della legge elettorale, che ha consentito il formarsi di una maggioranza così forte, che oggi si sta sfaldando.
Non solo. I mali sono antichi. Nelle precedenti elezioni Prodi e la coalizione raccoltasi intorno alla sua figura, aveva un vantaggio consistente su B.
Poi si scoprì che qualcuno aveva appoggiato una certa scalata bancaria, mentre qualcun altro esultava ("abbiamo una banca") e le intercettazioni telefoniche relative (addirittura non ancora sbobinate), arrivarono nelle mani di B., il suo Giornale le pubblicò, il vantaggio di Prodi si ridusse al Senato a due senatori in più appena. Quando la maggiornaza di Prodi si sfaldò e si andò ad elezioni anticipate, Egli si chiamò fuori, per sempre.
Non solo. Un certo W.V. divenne segretario del PD e si mise in testa di eliminare i partiti "cespuglio" riuscendo invece benissimo ad autoeliminarsi.
Quando W.V. si dimise M.D'A. appoggiò P.B., riuscendo ad azzoppare un certo D.F., subentrato 'pro-tempore' alla segreteria del PD, cche era riuscito ad ottenere un buon recupero in poco tempo (elezioni regionali in vista). In questo caso funzionarono a meraviglia in Campania la proliferazione delle tessere ... i controlli non furono attivati ...
Capito? Per me la meglio è Rosy Bindi.