sabato 31 luglio 2010

Il giorno in cui comincia la fine


di Furio Colombo

È iniziata la camminata nel vuoto. L'aula della Camera dei deputati è un buon osservatorio di comportamenti ansiosi e sconnessi. E' avvenuta una deflagrazione nelle stanze interne della vita politica italiana. Ha divelto e distrutto, e stanno cercando i corpi.

Non è una metafora. Stanno cercando il corpo del partito di Berlusconi che lui stesso, secondo un modello diffuso in questo periodo nel mondo, ha fatto esplodere.

Stanno cercando i resti di coloro che dovevano essere distrutti, personaggi non tutti noti, non tutti identificati, detti “i finiani”. All'inizio non si sa neppure quanti siano. Stanno cercando di capire: chi ha fatto male a chi, nel furore del kamikaze? Che cosa resta, che cosa cambia?

L'evento è strano perché qui dentro molti sono storditi dalla portata dell'esplosione, soprattutto la gente di Berlusconi.

C'è chi dice: “Un altro governo”, c'è chi annuncia: “Elezioni”. Oppure, ma alternando ansia a celebrazione: «Berlusconi è arrivato alla fine». Intanto, fuori dal Palazzo non lo sanno e non importa a nessuno. Fatti gravi contro la Costituzione, contro le istituzioni, contro lo Stato attraversano i telegiornali di regime e diventano litigi di corte. Eppure lo sconvolgimento è grande.

Non cambia l'immagine di Berlusconi, la sua capacità distruttiva che i suoi sostenitori invocano e ammirano, e i suoi creditori (la Lega sempre in attesa di nuovi doni) sollecitano con finta celebrazione e vero cinismo. Ma forse neppure lui, Berlusconi, si è reso conto del danno fatto a se stesso.

Certo, per prima cosa si è tolto la soddisfazione di far tornare in aula all'improvviso (ma solo la discussione preliminare; tutto il resto dopo agosto) la legge-bavaglio sulle intercettazioni. E' l'esibizione di uno scalpo, una lugubre festa tribale. Serve a umiliare il nuovo gruppo formato intorno al presidente della Camera, Fini. Adesso sappiamo che sono 33 i deputati con cui, d'ora in poi, il PdL dovrà accordarsi in un modo o in un altro, invece di dare ordini. Al momento serve però a umiliare la “finiana” Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia, che deve fare, adesso, subito il suo bravo discorso sulle intercettazioni come introduzione alla forzatura che deve subire.

Ma i deputati di Berlusconi, che non sono più maggioranza alla Camera, se ne stanno zitti e lontani, ancora storditi dallo shock del dopo esplosione come avviene in Afganistan. E infatti si aggira in aula un altro fantasma: la mozione di sfiducia personale per il sottosegretario Caliendo. Ti sussurrano (la fonte è incredibile) “la prossima settimana la presentate e sarà approvata”. Il che vuol dire che la camera dei Deputati resta aperta. Nessuno saprebbe dire perché, o garantire ciò che accadrà. Si sa solo che Berlusconi riunisce i suoi uomini in serata. Finalmente soltanto gli indagati.

Nessun commento: