lunedì 29 novembre 2010

Tra corruzione e fondi neri, su Finmeccanica si torna alla prima Repubblica


L'inchiesta in corso su Finmeccanica dimostra che le cose sono cambiate ben poco dai tempi della prima Repubblica e casomai sono peggiorate. E' stato cancellato quel tanto che c'era di buono, come la centralità del Parlamento, senza modificare quel che c'era di marcio, la corruzione. Abbiamo buttato il bambino e ci siamo tenuti l'acqua sporca.
Non so cosa accerteranno le indagini in corso, ma da quel che sta emergendo direi che non c'è niente di nuovo sotto il sole: fondi neri accumulati grazie a sovrafatturazioni e falsi in bilancio e poi adoperati per corrompere manager e politici disinvolti. I fondi neri vengono dirottati off shore, così le manovre sporche possono essere nascoste facilmente e in Italia tutto sembra limpidissimo.
Il presidente del Consiglio ha definito “suicida” cercare di far luce sui comportamenti delle “forze produttive” e ha accusato i magistrati che indagano di danneggiare l'economia. Ancora, niente di nuovo: è una litania che abbiamo già sentito, anche questa volta il caimano dimostra di non sapere nemmeno dove stanno di casa il senso dello Stato e quello delle istituzioni. Per lui gli interessi nazionali si difendono sempre con lo stesso metodo: l'impunità dei potenti a partire da lui stesso.
La verità è opposta. L'interesse nazionale lo si difende chiedendo che la verità sia accertata senza guardare in faccia a nessuno, tanto più che si tratta di un'azienda di Stato e quelle eventuali malversazioni sono un danno enorme per i cittadini tutti e per la credibilità del Paese.
Perché sia fatta chiarezza e perché le indagini possano arrivare sino in fondo è necessario che i vertici di Finmeccanica si dimettano immediatamente, e questo avrebbe dovuto chiedere Berlusconi.
Lorenzo Cola, il consulente esterno che era vicinissimo al presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guaraglini e che, in carcere da luglio, sta collaborando con la giustizia, ha raccontato ai PM che il perno del sistema di sovraffatturazioni, costituzione di fondi neri, corruzione e distribuzione di appalti miliardari era la società Selex, di cui è amministratore delegato Marina Grossi, moglie di Guaraglini, oggi indagata. Era la Selex che “gestiva” gli appalti dell'Enav, l'Ente nazionale di assistenza di controllo al volo, il cui presidente, Luigi Martini, e l'amministratore delegato,Guido Pugliesi, sono a loro volta indagati.
Cola racconta anche che Marina Grossi era “assistita” molto assiduamente nel suo operato da Lorenzo Borgogni, capo delle relazioni esterne di Finmeccanica e braccio destro di Guaraglini, tanto da essere comunemente definito il suo “alter ego”.
Saranno gli inquirenti a stabilire se il presidente Guaraglini sia o no coinvolto direttamente nella vicenda, ma certo la sua presenza ai vertici di Finmeccanica non può che rendere più torbide le acque e più difficili le indagini. Per questo deve dimettersi subito, e con lui deve andarsene di corsa un presidente del consiglio che, invece di indignarsi per la corruzione che infesta un'importantissima azienda di Stato,si indigna perché i magistrati cercano di combatterla.

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