lunedì 31 gennaio 2011

Minetti, blitz in Procura "Sì, gestivo io l'Olgettina"


PAOLO COLONNELLO

Tre ore e mezzo d’interrogatorio, a tratti teso, talvolta più rilassato, e con svariati «mi avvolgo della facoltà di non rispondere», soprattutto per quanto riguardava la posizione di Silvio Berlusconi. Nicole Minetti, a sorpresa, ieri pomeriggio alle 14,30 si è presentata negli uffici deserti della Procura a Palazzo di Giustizia per anticipare di due giorni l’interrogatorio fissato con l’invito a comparire recapitatole mercoledì. Una decisione presa in accordo con il suo legale, l’avvocato Daria Pesce, non tanto per accelerare i tempi di chiusura dell’inchiesta su Silvio Berlusconi quanto per dribblare, come auspicato dallo stesso avvocato, la presenza dei giornalisti che per martedì si prevedeva imponente e ingestibile per l’ordine pubblico. Così, in una città appiedata per l’inquinamento e sferzata da un nevischio gelido, la bella Nicole ha fatto il suo ingresso negli uffici degli inquirenti al quarto piano nell’ufficio di Ilda Boccassini dove ad attenderla c’era anche il pm Antonio Sangermano.

Che la consigliere regionale, ex igienista dentale del Cavaliere, fosse intenzionata a presentarsi e, in parte, a rispondere era ormai cosa nota. Nicole Minetti lo aveva detto ormai in tutte le interviste. Come sia andato il confronto con i pm però lo si vedrà compiutamente soltanto quando il verbale d’interrogatorio sarà depositato agli atti. Di certo i magistrati non si aspettavano grandi ammissioni o confessioni plateali e così è stato. La difesa della Minetti si è basata soprattutto sull’elemento psicologico del reato: l’inconsapevolezza cioè, che il comportamento della giovane «favorita» del Presidente comportasse la commissione di reati. «Ho solo 25 anni...», aveva insistito nelle sue interviste dell’ultima settimana la giovane esponente regionale del Pdl. Dunque Minetti ha ammesso di aver preso in gestione gli appartamenti di via Olgettina (ben 4 intestati a lei) per ospitarvi le ragazze che frequentavano i festini di Arcore, nonchè di aver ricevuto i pagamenti per gli affitti da Giuseppe Spinelli, il contabile di Berlusconi. E del resto, sia le intercettazioni che il lavoro sulle celle telefoniche, nonchè i documenti delle ricevute sui canoni trovati nella sua abitazione, non lasciavano molto spazio ad altre giustificazioni. L’ex ballerina di Colorado Cafè ha ammesso anche di aver telefonato e fissato appuntamenti alle giovani prescelte («delle amiche») che volta per volta avrebbero dovuto animare i dopocena hard del Presidente. Ma ha respinto il ruolo di «maitresse» della situazione sostenendo che tutto ciò lo avrebbe fatto senza rendersi conto che avrebbe comportato il favoreggiamento e l’induzione della prostituzione, reato di cui è accusata insieme a Emilio Fede e Lele Mora. Il fatto poi che Berlusconi pagasse le sue ospiti, Minetti l’avrebbe spiegato con la consueta «generosità» del Presidente di cui, come emerge anche dalle intercettazioni («Lui non mi telefona...non mi parla, deve capire che io non sono come tutte le altre») ha subito anche una certa infatuazione («Il Presidente a tavola volle la Minetti vicino a sè...», ha raccontato T.N., una delle due testimoni capitate per caso ad Arcore e fuggite "disgustate"). Insomma: un po’ inguenua, un po’ amante inconsapevole. Infine, sulle domande relative alle richieste del Premier o ai «bunga bunga», si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere.

Ovviamente non si sa quanto questa versione abbia convinto i pubblici ministeri che, secondo voci non confermate, avrebbero deciso di secretare i verbali e di non riconvocarla una seconda volta. Ma certo la scelta della Minetti di presentarsi all’interrogatorio l’ha costretta a camminare su un sentiero molto stretto e difficile: ammettere qualcosa, giocare sulla mancanza del cosiddetto «elemento soggettivo», ovvero la consapevolezza del reato, e, soprattutto, evitare di scaricare Silvio Berlusconi. Il quale, oltre a pagare il suo avvocato, proprio recentemente era intervenuto nella trasmissione di Gad Lerner per difenderla pubblicamente e farle sapere, visto che Minetti era stata l’unica a non aver voluto presentarsi ad Arcore due giorni dopo le perquisizioni, che a sua volta non l’avrebbe abbandonata. A questo punto, terminate l’acquisizione delle ultime prove e sistemate le carte, i pm potrebbero chiedere già questa settimana il giudizio immediato per il Premier.

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