mercoledì 30 marzo 2011

LA MAFIA LO CONOSCE BENE


Di Randazzo, braccio destro del ministro Romano, parla il pentito Campanella: aiutava l’uomo di Provenzano

di Marco Lillo

Il braccio destro del ministro dell'agricoltura Francesco Saverio Romano e il braccio destro del numero uno della mafia Bernardo Provenzano si conoscono bene. Si sarebbero incontrati più volte a Roma e addirittura il primo avrebbe dato una mano al secondo nei suoi affari. Lo racconta il pentito Francesco Campanella in tre verbali (2005-2006) alle Procure di Palermo, Roma e Catanzaro.

Il braccio destro del boss si chiama Nicola Mandalà. E' stato arrestato nel gennaio 2005 perché era l'uomo più fidato di Bernardo Provenzano, quello che ha accompagnato il capo corleonese a operarsi a Marsiglia nell'estate 2003. A fornire la carta di identità falsa con il nome del boss per il viaggio era stato il suo amico Campanella, già presidente dei giovani del partito di Clemente Mastella nonché presidente del consiglio comunale di Villabate in quota Udc, nonché gestore degli affari nel bingo e nelle scommesse del boss. Quando Mandalà finisce in prigione, Campanella si pente e racconta tutto quel che sa su mafia e politica. Anche su Giovanni Randazzo, da pochi giorni nominato capo della segreteria tecnica del ministro Saverio Romano.

Proprio a seguito dei verbali di Campanella, Randazzo è stato indagato a lungo per corruzione e altri reati a Roma. Campanella aveva raccontato che Randazzo aveva messo in piedi un sistema per frodare fondi alla UE e all'Onu e che in quell'affare aveva coinvolto lo stesso Campanella. Ancora oggi l'Olaf, l'Antifrode europea sta indagando su quella vicenda di presunti sperperi, ma sotto il profilo penale in Italia le dichiarazioni dell'ex amico di Randazzo non hanno trovato sufficienti riscontri. Così il pm Angelantonio Racanelli ha chiesto e ottenuto la sua archiviazione. Randazzo è un incensurato quindi, ma i verbali di Campanella meritano comunque una rilettura dopo la nomina. Ecco quel che Campanella ha detto ai pm di Palermo il 15 dicembre 2005:

Io Giovanni Randazzo lo conosco da tempo è un ragazzo con il quale militavamo insieme nel movimento giovanile della DC .... fino a quando non scopro un giorno per coincidenza che tutti e due siamo massoni, è capitato, e quindi ci riconosciamo anche in questo ulteriore elemento comune. In quegli anni Randazzo non se la passava bene: mi ricordo che Giovanni cresceva però stentava un po' e si vedeva che non è che aveva un tenore di vita elevato. Continuava a vivere dalla nonna. Insomma, ogni tanto capitava anche di andare a cena in qualche ristorante di quelli particolarmente esosi e a me capitava di pagare il conto perché capivo che non ce la faceva. Poi me lo ritrovo invece con ufficio e casa con palazzo a Largo Chigi, macchina, telefonini, vestiti. Doveva essere se non sbaglio il 2001. Randazzo spiega l'improvvisa fortuna con le sue entrature politiche nell'Udc e in particolare con Lorenzo Cesa, per il quale curerà poi la campagna elettorale europea del 2004. Il vecchio amico sfigato cerca di ricambiare i vecchi pranzi dei tempi difficili: Giovanni mi dice: sono a cavallo adesso. Ho una serie di commesse ti farò vedere .... lui mi disse che in Sicilia io adesso diventavo il suo punto di riferimento, c'era lavoro per tutti, dobbiamo fare un sacco di affari". Giovanni mi dice: vi riconosco massoni, vi riconosco fratelli, però io il rapporto ce l'ho con te. Io voglio aiutare te, poi tu vedi un attimo come regolarti con gli altri. Così noi facciamo un accordo tra le due società: la Sinergia (Campanella Ndr) e la G&B Srl (Randazzo Ndr) che era quello il legame operativo addirittura interscambiandoci il know-how, le sedi operative. Noi avevamo un ufficio a Palermo e loro a Roma. Ci scambiamo anche nelle carte intestate, nelle targhe.

Il rapporto non viene incrinato nemmeno quando Campanella è indagato per i rapporti coi boss. Il 25 gennaio del 2005, continua il suo racconto Francesco Campanella, ci fu la perquisizione nei miei confronti (nell'ambito dell'indagine su Nicola Mandalà e gli altri fiancheggiatori di Bernardo Provenzano Ndr) e io mi pongo il problema di andare a Roma a incontrare Giovanni e spiegargli quello che avviene anche perché per telefono non era il meccanismo migliore. Andai a Roma si mattina presto a casa di Randazzo a Largo Chigi e raccontai a Giovanni della perquisizione, dell'avviso di garanzia e di tutta la vicenda. Giovanni conosceva la mia frequentazione con Nicola Mandalà che più volte ebbi modo di presentargli a Roma perché capitava che in questi miei viaggi a Roma io venivo con Mandalà perché ci occupavamo nel frattempo delle vicende del Bingo. Mi ricordo che l'ultima volta che siamo venuti era perché ci avevano revocato la concessione ippica e quindi venivamo a capire cosa c'era da fare dal punto di vista amministrativo e mi ricordo che con Nicola andai subito in questo ufficio di Largo Chigi che io utilizzavo come mia sede e c'era Giovanni Randazzo che già conosceva Mandalà da un paio di anni, sapeva chi era Mandalà anche come spessore criminale mafioso, perché nell'ultimo anno abbiamo avuto modo di parlarne. Tant'è vero che lui mi diceva: 'Nicola come è messo? Come vanno le cose? Si informava di questi fatti perché conosceva bene Mandalà e l'abbiamo visto 2,3,4 volte quando ci siamo trovati a venire a Roma. Mi ricordo che in questo ultimo incontro Giovanni si interessò per questo mio problema che avevo con il punto Snai ippica e mi mandò, sempre per il suo canale Udc politico, da un alto funzionario dell'Unire. Telefonicamente mi fissò questo appuntamento dove io mi recai col Mandalà per andare a capire se c'era la possibilità di salvare questa concessione che ci veniva revocata per un problema amministrativo di ritardato pagamento... Feci una giornata molto frenetica col Mandalà. Andammo da Randazzo; Randazzo chiamò questo dell'Unire che ci fissò il pomeriggio stesso l'appuntamento e poi mi recai col Mandalà all'Unire”.

Pm: “E la reazione di Randazzo (dopo la perquisizione Ndr)?”. Campanella: “Randazzo conosceva tutta la vicenda. Quindi anche i miei rapporti con Mandalà. Prende atto di questa situazione e rimane molto dispiaciuto. Al che io gli faccio 'forse sarebbe il caso che noi evitas simo di vederci. Cioè io lo metto co sciente di questa vicenda perché lui Mandalà lo conosceva, l'aveva ricevuto e sapeva anche del suo spessore criminale e mi ricordo che abbiamo avuto anche modo di chiacchierare dell'omicidio Geraci (il costruttore ucciso da Nicola Mandalà nell'ottobre del 2004 Ndr) che era di Altavilla Milicia e Randazzo lo conosceva perchè di Altavilla Milicia . In quel contesto Randazzo mi dimostrò molta solidarietà. Mi disse: mi puoi chiamare quando vuoi, se hai bisogno di soldi, qualsiasi cosa, sono a disposizione”.

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