martedì 31 maggio 2011

Il Cavaliere come il papà di Playboy All’estero tutti d’accordo: “Mr. B alla fine”

Il settimanale The New Yorker prende atto della fine del premier: "Gli italiani ne hanno abbastanza di Silvio Berlusconi e del suo edonismo?", si chiede Ariel Levy. Il presidente del Consiglio è paragonato a Hugh Hefner, 85enne inventore delle celebri "conigliette". E anche nel resto della stampa estera viene messo in relazione il rapporto malato tra sesso e potere

NEW YORK – “Basta Bunga Bunga”. Con questo titolo, il prestigioso settimanale The New Yorker prende atto (o forse auspica) la fine del Cavaliere. Il sommario si chiede: “Gli italiani ne hanno abbastanza di Silvio Berlusconi e del suo edonismo?”. Autrice dell’articolo, pubblicato ieri e disponibile online è Ariel Levy, una redattrice del New Yorker che ha passato anni a studiare “cultura dell’apparenza” e “oggettivazione del corpo femminile”, negli Stati Uniti ed altrove.

Sei anni fa la Levy ha pubblicato un libro intitolato “Female Chauvinist Pigs” (Maiali, femmine, scioviniste), che si concentra su “Le donne e l’ascesa della cultura volgare”. Proprio per l’esperienza in questo settore, le è stato chiesto di scrivere la “Lettera dall’Italia” già passata sotto gli occhi di migliaia di americani, che forse trovano azzeccato il paragone con “un Hugh Hefner in declino”: il riferimento è al fondatore della rivista Playboy, che ora ha 85 anni.

Il lunghissimo articolo – il New Yorker ospita ogni settimana pochi pezzi, che occupano parecchie pagine e sono di ottima fattura – ricorda che Nadia Macrì, una delle ragazze che avrebbe avuto una relazione sessuale con Berlusconi, è ora una star di un film pornografico “Bunga Bunga 3d“. La Levy si concentra dapprima sulle donne protagoniste della vicenda: Paola Boccardi, avvocato di Ruby, Ilda Boccassini, pubblico ministero. Poi il racconto si allarga con riflessioni sull’Italia, la sua storia, la sua società.

La giornalista americana ha parlato direttamente con diversi protagonisti: Giuliano Ferrara, la stessa avvocatessa Boccardi, Emma Bonino, Fedele Confalonieri. Quest’ultimo racconta che, se una volta Berlusconi era un donnaiolo, adesso appare “un pò in rovina, come un edificio”. La metafora è accompagnata da una risata. C’è anche il racconto sull’attrice Veronica Lario, sui suoi seni e su come il giovane Cavaliere se ne innamorò. Confalonieri è tra gli intervistati che parla di più alla Levy: paragona la Boccassini a Kenneth Starr, il procuratore americano che indagò Bill Clinton per la relazione con Monica Lewinsky.

Se il New Yorker dedica una lunga riflessione a Mr.B, le altre testate americane si limitano alla cronaca delle elezioni e alle previsioni per il futuro. L’Associated Press, la maggiore agenzia di stampa americana, coalizzata con la tedesca Deutsche Presse-Agentur e ripresa da quotidiani locali a stelle e strisce (qui da un giornale californiano), inizia l’articolo sostenendo che “la sconfitta di lunedì mette in dubbio l’abilità del governo italiano di arrivare alla fine del mandato che termina nel 2013″.

In Gran Bretagna, i sudditi di sua maestà hanno letto che “Silvio Berlusconi fronteggia un’umiliazione perché i milanesi appoggiano un sindaco di sinistra”. Così titolava il sito del progressista Guardian, secondo cui “alcuni avversari politici, questi risultati segnano l’inizio della fine” per il Cavaliere. Sul nuovo primo cittadino di Milano, il giornale ricorda che “la sua vittoria è ancora più notevole perché non era la scelta della corrente principale del partito democratico”, e che il passato dell’avvocato “si tinge nel radicalismo: una volta Pisapia ha difeso il partito separatisto curdo”. Il giornale britannico The Telegraph, più conservatore, dedica a Berlusconi un articolo e diversi video con Ruby come protagonista.

Il settimanale Der Spiegel, nel suo sito internet in inglese, ospita una riflessione su “sesso e potere”. Corredano l’articolo foto di Dominique Strauss-Kahn, Bill Clinton e del nostro premier, con statue classiche, seminude, sullo sfondo. Gli uomini in posizioni di comando, è la tesi dello scienziato olandese intervistato, hanno una libido che difficilmente si può frenare. L’esperto, Johan van der Dennen, ricorda Henry Kissinger – “il potere è un grande afrodisiaco” – e anche il senso comune: “Alla fin fine – sostiene – il potere comuque corrompe, se mi perdonate il cliché”.

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