domenica 29 maggio 2011

Il “finimondo bipartisan” di Pdl e Bassolino

di Enrico Fierro

Alla fine, visti i risultati, il clima plumbeo, i fischi e l’aria di debacle che si respirava venerdì sera a Piazza del Plebiscito, che neppure le canzoni di Gigi D’Alessio hanno messo un po’ di allegria, forse aveva ragione lui. Nel senso di Luigi Cesaro, avvocato e presidente della Provincia, esperto fornitore di mozzarelle di bufala del Cavaliere, appassionato divoratore di polpette alla napoletana, che per la chiusura della campagna elettorale a Napoli si augurava una cosa sola: “Speriamo che Berlusconi non viene, che stavolta ci fa perdere”. E bastava essere all’Hotel Vesuvio, dimora partenopea del Cavaliere da sempre, per osservare i volti scuri dei dignitari che sull’asse Caserta-Napoli hanno in mano le chiavi del Pdl. Mario Landolfi, che infila la porta girevole dell’ingresso dribblando i fotografi, Stefano Caldoro che si aggira spaesato e triste nella hall, e poi presidenti di provincia, assessori di comuni, sindaci dell’hinterland. Tutti a scambiarsi in silenzio commenti e previsioni elettorali. Abiti e volti scurissimi, clima torrido e traffico scorrevole su via Caracciolo. “Un anno fa quando Berlusconi veniva al Vesuvio era il finimondo – commenta uno dei presenti – qui si fermava tutto, c’erano le folle in attesa. Le donne, volevano toccarlo, aspettavano un sorriso da lui, una foto, un autografo… Ora ci sono solo poliziotti e carabinieri e sono pure incazzati”.

CLIMA da otto Settembre, il terrore che per la quarta volta dal 1993, una eternità, a Napoli si collezioni un sconfitta durissima. Che questa volta farà suonare le trombe del tutti a casa. Due anni fa qui iniziò la riscossa del berlusconismo. La crisi della monnezza, la rivincita su Prodi, la conquista della Provincia, l’assalto alla Regione. E qui può iniziare la fine di tutto.

De Magistris ha “scassato”, nel senso di rotto, sparigliato, messo in discussione poteri certi e consolidati. Se lunedì sarà lui il vincitore a Napoli, in Campania e in Italia ricomincerà un’altra storia.

La campagna contro il vecchio sistema di potere bassoliniano e il nuovo regime degli uomini di Nicola Cosentino avrà colto nel segno. A destra e a sinistra. Qui il voto ha già ridisegnato la geografia interna al Pd, uscito umiliato al primo turno. “Adesso puntiamo a far vincere de Magistris al ballottaggio, del partito ci occuperemo subito dopo”, promette Enzo Amendola, il segretario regionale. Dopo il voto si regoleranno conti troppo a lungo lasciati in sospeso. Per il momento, chi può, corre già sul carro del vincitore. “Più l’ex pm disprezza , accusa, umilia, offende, più loro corrono a firmare appelli e occupare le prime file”.

Marco De Marco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, nel suo blog “Vedi Napoli” sferza i “bassoliniani” in rotta, e ne fa un elenco impietoso.

Il segretario regionale della Cgil, Michele Gravano, Edoardo Cicelyn (un rapido passaggio a L’Unità, da anni direttore del Madre), Antonio Borriello (supervotato consigliere comunale) “che da Bassolino andava come un devoto a Lourdes”.

Loro non rispondono alle critiche, ma il silenzio che colpisce di più a poche ore dal voto è proprio quello di Antonio Bassolino. La sua voce non si sente dal 25 aprile. Un post sul blog per difendere la “sua” esperienza di governo. “Governiamo la città dal lontano dicembre 1993. Una storia che dura tuttora mentre più brevi sono state le esperienze, di sinistra e di centrosinistra, di altre città. Già la lunga durata di questa storia testimonia l’esistenza, malgrado tutto, di una connessione sentimentale, di un rapporto profondo con tante parti della città. Un rapporto che ha resistito a tante prove dure ed anche drammatiche”.

POI SILENZIO, nessun endorsement per de Magistris. E allora circolano veleni. Bassolino non si schiera, i bassoliniani ancora fedeli stanno invitando al non voto. “Cattiverie – dice chi lo conosce bene – Antonio è un uomo di sinistra e non smentirà la sua storia. Ma chi parla di sistema di potere bassoliniano e lo paragona a quello della destra e di Cosentino avvelena solo i pozzi”. Chi gli è vicino racconta di un Bassolino furioso per gli attacchi di questi giorni. La querela a Roberto Saviano per quel riferimento alla politica campana gestita in “coabitazione” tra Cosentino e Bassolino, e all’unico “colore che conta in politica, quello dei soldi”, sono il segno di una amarezza profonda.

Ma c’è un dato più intimo. In questi giorni l’ex sindaco del Rinascimento napoletano rivede nella popolarità che circonda de Magistris, il clima del 1993, quello che lo portò, contro tutto e tutti, alla conquista di Palazzo San Giacomo. Poi vennero gli errori e le mediazioni infinite con i partiti, i potentati, le emergenze e i commissariati straordinari. La mutazione di un sogno in sistema di potere. Ma questo è il passato. Il futuro comincia domani.

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