sabato 31 dicembre 2011

GLI INTERESSI DEL CORRIERE





Dopo gli attacchi di via Solferino Passera dice: “Ho venduto tutto”
di Giovanna Lantini

Dopo la pax, la tempesta. Il giornale che più ha promosso la transizione da Silvio Berlusconi a Mario Monti, quello dove il professore della Bocconi è stato a lungo l’ editorialista più autorevole, il Corriere della Sera, insomma, ha un rapporto sempre più dialettico con il governo. Per usare un eufemismo. Nell’azionariato di via Solferino regna ancora “l’arzillo vecchietto” (così lo chiamava Diego Della Valle) sopravvissuto alle cesoie del 2011, il bresciano Giovanni Bazoli presidente di Intesa Sanpaolo, coadiuvato da Piergaetano Marchetti, il cui mandato alla presidenza di Rcs è però in scadenza insieme a tutto il cda dell’editrice. Il quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli, infatti, nelle ultime settimane ha avanzato critiche sempre più dure al governo Monti. Ieri l’escalation è sfociata in un duro attacco all’ex-ad di Intesa ora ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera e sui suoi conflitti di interesse.
   LE PRIME schermaglie erano iniziate il 28 novembre quando via Solferino è entrata nella partita dei sottosegretari con un corsivo non firmato che suggeriva all’ex banchiere di evitare la nomina di Mario Ciaccia, il numero uno di Biis, la banca del gruppo Intesa per le infrastrutture. “Due banchieri con la stessa casacca sarebbe troppo”, si spiegava nel corsivo. Avvertimento ignorato, Ciaccia è vice-ministro. Il secondo round è datato 4 dicembre, quando il Corriere pubblicava un editoriale-stoccata degli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi intitolato: “Caro presidente. No così non va”.
   GLI ESPERTI contestavano a Monti la scelta di aumentare l’Irpef al 46 per cento con un atto giudicato recessivo. Giudizio sul quale Monti deve aver convenuto dato che è scomparso dalla manovra e il premier stesso ha negato di averlo mai voluto adottare. Non appagando, però, i due economisti che l’11 dicembre sono tornati all’attacco ricordando la necessità degli stimoli alla crescita (due giorni fa monti ha replicato loro “Anche io so qualcosa di economia). Poi il 22 dicembre va alla carica il vicedirettore Massimo Mucchetti, a torto o a ragione considerato in sintonia con Bazoli, che si è chiesto dove siano i poteri forti dato che il cosiddetto governo delle banche ha approvato una norma contro le poltrone incrociate fra banche e finanziarie concorrenti. Una mossa che imporrebbe al presidente di Intesa di scegliere fra la banca milanese e il gruppo Ubi, con quest’ultimo che poggia su delicatissimi equilibri tra Bergamo e la bazoliana Brescia. E lo stesso Mucchetti ha ricordato un decennio di resistenza italiana di Mediobanca agli attacchi francesi proprio nel giorno dell’accordo-Passera sulla cessione di Edison, poco gradito a Brescia, che incasserà meno dividendi dalla controllata A2A penalizzata dalla perdita in bilancio sul quanto ricevuto da Parigi per i titoli del gruppo energetico. Ma anche al finanziere franco-polacco Romain Zaleski, amico di Bazoli e debitore di Intesa per 1,4 miliardi, che dall’operazione accuserà una perdita di 340 milioni.
   Caso o meno, è un pezzo di storia d’Italia, quello raccontato il 27 dicembre dal vicedirettore del Corsera che a qualcuno è suonato anche come un richiamo alla memoria di chi oggi siede in poltrone diverse favorendo accordi che paiono essere più interessanti Oltralpe che in casa propria. Dove invece i terremoti e le contropartite sono tuttora in corso. Anche in Rcs, che oltre che con il delicato rinnovo del cda dovrà fare presto i conti come tutti con il salvataggio del gruppo Ligresti socio del Corriere con il 5 per cento circa.
   E VENIAMO all’ultimo attacco, quello sugli 8,6 milioni di titoli Intesa che Passera il 18 dicembre (in diretta tv) ha dichiarato di essere pronto a cedere. Con tutto quel che ne consegue. Per la banca cui sicuramente non giovano le vendite sul mercato e per le sue tasche, visto che in Borsa Intesa è molto lontana dai suoi massimi. Questo tema è al centro dell’ultimo e più violento attacco del Corriere. Lo firmano Milena Gabanelli e Giovanna Boursier, di Report (che da alcuni mesi collabora con il Corriere). Le due giornaliste chiedono al “Passera-super Ministro” di “liberarsi di tutti gli ingombri”. E alla Gabanelli è difficile dire di no. Infatti, a quando risulta al Fatto, Passera ha subito scritto una lettera che verrà pubblicata oggi. Contenuto: le azioni sono state vendute, il ministro si è liberato di tutti i suoi conflitti di interesse (tranne quelli reputazionali, difficile agire da ministro in partite in cui Intesa ha investito centinaia di milioni di euro).
Restano alcuni punti misteriosi: a chi le ha vendute, a quale prezzo, in quale momento esatto. E quale liquidazione milionaria ha concordato con Intesa Sanpaolo.

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